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Baie da sogno (ma da tutelare): perché in Sicilia quasi 1 spiaggia su 2 rischia di sparire

Acque cristalline e sabbie dorate, luoghi incantevoli ma anche fragili. L'erosione costiera è un fenomeno che riguarda tutta la Sicilia: quali sono le aree più a rischio

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 9 luglio 2024

Lipari

L’erosione delle coste è uno dei problemi più importanti che colpiscono la nostra regione. Tutte le province della Sicilia – ad eccezione di quella di Enna, per ovvie ragioni – stanno infatti subendo il fenomeno della trasgressione marina, che porta le spiagge a ritirarsi di fronte all’azione corrosiva e distruttiva del moto ondoso.

Se dovessimo però considerare qual è la linea di costa più danneggiata in assoluto per colpa dell’innalzamento del mare dovremmo rivolgere la nostra attenzione alla costa messinese, da anni soggetta a opere di ripascimento delle spiagge che non hanno fatto altro che creare ulteriori danni a una situazione di per sé già abbastanza drammatica, per ragioni strettamente naturali.

La costa messinese è infatti soggetta all’erosione delle spiagge da secoli, per via della naturale direzione delle correnti marine e per la composizione stessa della costa, di natura sabbiosa. Ad accentuare però questo fenomeno sono stati tuttavia la scorretta realizzazione di molte opere antropiche - come “le braccia” di cemento armato di molti moli turistici - e il surriscaldamento globale che, se da una parte ha aumentato il volume degli oceani, ha anche aumentato l’intensità delle tempeste marine, che aggrediscono la costa.
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Una delle situazioni più drammatiche si è osservata a Lipari, che negli scorsi 20 anni ha visto diminuire sempre di più le dimensioni della spiaggia di Portinente. Dopo un iter durato decenni, fortunatamente sono tuttavia iniziati i lavori di ricostruzione della sua linea di costa, che non hanno solo uno scopo turistico ma anche protettivo.

Poco lontano dal luogo dei lavori, praticamente sopra un muretto di una decina di metri che separa la spiaggia dalla strada, esiste infatti un abitato di villette e condomini, che è non solamente frequentato in estate, quando la stagione turistica porta un maggior numero di persone a visitare e a stabilirsi sull’isola dell’Eolie. Tale abitato è abitato tutto l’anno e rischiava di finire sott’acqua entro pochi anni, se non fossero partiti i lavori di ripascimento della sabbia, che anticiperanno tra l’altro altri lavori che avranno il compito di riqualificare (ove possibile) buona parte dell’area costiera della zona.

A curare i lavori di restauro della spiaggia è la ditta Chiofalo costruzioni srl, che d’accordo con il Comune ha deciso di eseguire i lavori in ore diurne, quando ci sono le condizioni climatiche favorevoli. Per questa ragione, per qualche settimana i bagnanti dovranno spostarsi in altre spiagge limitrofe, in attesa che la ditta riesca ad allargare la spiaggia di Portinente, tramite la motonave “Bonita” di Chioggia.

Una volta, la spiaggia di Portinente veniva definita “il salotto balneare” più importante dell’arcipelago delle Eolie, visto che si trova a pochi passi dal centro abitato di Lipari. Negli anni hanno visitato il suo mare diverse personaggi famosi e anche alcuni Capi di Stato, tra cui Giorgio Napolitano, che amava passare le vacanze sulle isole Eolie, tra Lipari e in particolar modo Stromboli.

Questa spiaggia, tuttavia, è importante anche per un’altra ragione, di natura storica e religiosa. Fu infatti sulla sua sabbia che sbarcò il feretro del patrono delle isole Eolie, San Bartolomeo, a seguito di un evento miracoloso.

Il santo venne ucciso in Armenia da dei ferventi pagani attorno al 68 d.C. e spedito verso l’Italia circa due secoli più tardi. Purtroppo, però, le spoglie del santo vennero gettate in mare da altri pagani, insieme al suo feretro e ad una cassa di marmo che la conteneva.
In teoria, ciò che rimaneva di San Bartolomeo sarebbe dovuto affondare fino agli abissi del Mediterraneo, ma la leggenda narra che nel 264 la salma raggiunse galleggiando sulla piccola spiaggia di Lipari, poco prima di essere scoperta da Agatone, primo vescovo dell’isola, che fu avvisato da un angelo e successivamente canonizzato anch’esso come santo.

Questa spiaggia non è tuttavia l’unica presente a Lipari che rischia di sprofondare sotto i flutti marini. Per le ragioni sopra esposte, diversi altri lidi necessitano di opere di riqualificazione o di ripascimento, anche se c’è chi crede che queste opere siano destinate (in parte) al fallimento.

«Per quanto possiamo infatti cercare di ricreare la spiaggia, gettando nuova sabbia lungo il litorale - affermano alcuni ambientalisti dell’arcipelago - il tema dell’innalzamento del livello del mare rimane, come quello di prepararsi ad abbandonare alcuni tratti di costa, divenuti ingestibili per via del cambiamento climatico».

Questo discorso ovviamente non vale solo per le Eolie, ma in generale per tutto il Mediterraneo.

Secondo l’ultimo report "Spiagge" di Legambiente, la Sicilia è una delle isole maggiormente sofferenti per quanto riguarda l’erosione costiera, con i suoi 303 km di costa modificata e i 139 km di spiagge attualmente in erosione. Secondo questi dati, il 40,6 % delle coste siciliane, quindi, soffrirebbe di una qualche forma di disturbo (che sia esso antropico o naturale) che tende a far avanzare il mare verso l’entroterra, con pesanti conseguenze ambientali, turistiche ed economiche per tutta la regione (per non parlare del consumo di suolo costiero che al 2021 supera il 56% della superficie costiera totale).

Per fortuna esistono delle soluzioni efficaci a questo fenomeno. Secondo gli esperti bisognerebbe introdurre il divieto assoluto di pulizia meccanica delle spiagge, che porta ad accentuare il fenomeno dell’erosione costiera. Fondamentale sarebbe anche vietare l’alterazione delle dune costiere, vietare la navigazione con dei motoscafi molto potenti in procinto della costa e gestire intelligentemente gli ammassi spiaggiati di Posidonia oceanica.

Questa pianta marina infatti cresce sott’acqua formando una prateria, che protegge efficacemente la costa dal moto ondoso. Quando però parti delle piante si spezzano per via dell’erosione provocata dalle onde, sarebbe opportuno non eliminarle i loro accumuli dalle spiagge con dei mezzi meccanici, poiché questi possono distruggere con le ruote le dune di sabbia sottostanti.

Allo stesso modo, bisognerebbe tutelare di più i marciapiedi a vermeti che si trovano in alcune coste siciliane (tra cui Barcarello, vicino Palermo) e che svolgono un’azione di mantenimento della costa, assumendo un ruolo ecologico simile a quello delle barriere coralline degli atolli.

Secondo le associazioni ambientaliste bisognerebbe infine limitare il numero di permessi relativi alla costruzione di nuovi porti turistici, come limitare le azioni di ingegneria ambientale delle coste, la cui presenza in Sicilia negli ultimi anni ha provocato più danni della stessa azione corrosiva delle onde (le coste messinesi ne sono un famoso esempio).
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