POLITICA
Alzi la mano chi ha capito i referendum del 12 giugno: la spiegazione (semplice) dei 5 quesiti
Chi non si trova in difficoltà dopo aver letto i quesiti dei referendum abrogativi sulla giustizia? Abbiamo provato a spiegarveli chiedendo a un'esperta di Diritto costituzionale
Per provare a capirci qualcosa - non solo per dovere d’informazione verso i nostri lettori, ma anche perché anche noi domenica andremo a votare e da cittadini vorremmo farlo, possibilmente, in modo consapevole - abbiamo chiesto aiuto a un'esperta della materia.
A spiegarci in modo chiaro e semplice i 5 quesiti del referendum sulla giustizia del 12 giugno (che si voteranno contemporaneamente alla elezione del nuovo sindaco, qui i candidati a Palermo), aiutando a districarci tra le ragioni del "Sì" e quelle del "No", è la docente di Diritto Costituzionale all’Università di Palermo, Laura Lorello.
«Il referendum abrogativo chiede agli elettori di esprimere la volontà di togliere o meno effetto a una legge. Se vincono i Sì, quella norma non produrrà più effetti; se vincono i no, invece, quella legge resta esattamente com’è. Non tutti conoscono il meccanismo ed è quindi il primo punto da chiarire all’elettore per evitare confusione», precisa la professoressa Lorello.
«Aspetto fondamentale del referendum abrogativo è che il quesito abbia ad oggetto una domanda che possiamo capire, perché se così non fosse noi voteremmo in modo non consapevole. Il quesito deve essere chiaro e comprensibile a garanzia di un voto consapevole. Se la domanda non è chiara, il mio voto non potrà essere chiaro».
Il Quorum
Per essere ritenuto valido il referendum abrogativo, deve essere raggiunto un “quorum”, ossia deve presentarsi alle urne la maggioranza (50%+1) degli aventi diritto al voto. Se il quorum è raggiunto, vince la maggioranza (50%+1) dei voti validamente espressi (tra i “Sì” e i “No”, insomma).
5 quesiti, 5 schede
Fatta questa premessa, passiamo ad analizzare (e capire soprattutto) i 5 quesiti, passo dopo passo.
Domenica 12 giugno ci verranno consegnate 5 schede elettorali (che diventano 7 per gli elettori dei Comuni, come Palermo, chiamati a votare anche per le elezioni amministrative).
Andiamo ai singoli quesiti. Per rendere più semplice la spiegazione, di ogni quesito referendario abbiamo allegato il fac-simile della relativa scheda che ci verrà consegnata dagli scrutatori.
Quesito n. 1 (scheda rossa)
“Abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi" (Clicca qui per la scheda)
Cosa significa? «Si tratta dell’abolizione della disciplina della cosiddetta legge Severino sull’impossibilità per chi è stato condannato per gravi reati di candidarsi alle elezioni politiche, ricoprire cariche elettive e assumere incarichi di Governo».
La norma prevede in caso di condanna l’incandidabilità, l'ineleggibilità e la decadenza automatica per parlamentari, sindaci, ministri e rappresentanti del Governo, consiglieri regionali e comunali.
«In caso di sentenza di primo grado, il soggetto viene sospeso dalla carica in attesa di giudizio definitivo», precisa Lorello.
In questo caso, chi vota “Sì” esprime il consenso a cancellare la legge Severino. Chi vota “No”, al contrario, esprime la volontà di lasciare la norma così com’è.
Quesito n. 2 (scheda arancione)
Sulla limitazione delle misure cautelari chiedendo «L’abrogazione dell'ultimo inciso dell'art. 274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale». (Clicca qui per la scheda del referendum n.2).
È tornata la confusione? Ok niente panico.
«Il quesito numero 2 chiede agli elettori se sono d’accordo o meno ad abolire la “reiterazione del reato” tra le motivazioni che il giudice può adottare per arrestare una persona in via cautelare, ossia prima del processo».
«Sono di certo argomenti da trattare con estrema attenzione – aggiunge - Basta pensare a reati come lo stalking, che in alcuni casi, se non si interviene per tempo, può sfociare in azioni ancora più violente».
Così chi vota “Sì” è d’accordo a eliminare la “reiterazione del reato” dalle motivazioni per una custodia cautelare.
Chi vota “No”, invece, vuole mantenere il pericolo di commettere lo stesso reato tra le giustificazioni di un arresto cautelare.
Quesito n. 3 (scheda gialla)
Separazione delle funzioni dei magistrati. La scheda riporta: «Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati». (Clicca qui per il fac-simile)
Dei cinque è senz’altro quello che fa “più paura”, considerata la lunghezza della domanda (appena 25 righi… Ce la faremo!)
Proviamo a capirlo meglio: «Il quesito (in estrema sintesi) chiede all'elettore se è d’accordo ad abolire le norme che consentono a un magistrato di passare dalla funzione di giudice (giudicante) a quella di pubblico ministero (requirente, pubblica accusa). Si parla erroneamente di separazione delle carriere, ma la carriera è unica e lo dice la Costituzione. È più corretto parlare di separazione delle funzioni».
In pratica, chi vota “Sì” è acconsente al fatto che un magistrato debba scegliere all’inizio della carriera se essere giudice o pubblico ministero. Chi vota “No”, al contrario, vuole invece mantenere la possibilità che ha un magistrato di passare da una funzione all’altra.
Un tema insomma molto tecnico, su cui anche gli esperti hanno perplessità sulla consapevolezza della scelta espressa da un elettore “non addetto ai lavori”.
Quesito n. 4 (scheda grigia)
«Partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte». (Leggi la scheda del referendum n. 4)
La questione è più nota come quella delle cosiddette “pagelle ai magistrati”. Spiega la professoressa Lorello: «Il quesito chiede, in sostanza, di scegliere se a valutare i magistrati continuino ad essere solo altri magistrati o se tale valutazione possa essere svolta anche dai professori universitari e dagli avvocati».
Dunque, chi vota “Sì” è d’accordo a consentire la valutazione dei magistrati anche a professori universitari e avvocati come membri laici dei consigli giudiziari.
Chi vota “No”, al contrario, vuole che la valutazione sia affidata solo a magistrati.
Quesito n. 5 (scheda verde)
«Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura». Riguarda l’obbligo di un magistrato di presentare da 25 a 50 firme per candidarsi al Consiglio superiore della magistratura (Csm). Il referendum chiede se si è d’accordo a eliminare questo obbligo. (Leggi la scheda fac-simile del quesito n.5)
Chi vota “Sì” esprime consenso a togliere l’obbligo di presentazione delle firme. Chi “No”, invece vuole mantenerlo.
«Le tematiche sono così complesse che io credo sarebbe stato più opportuno ricorrere a un confronto parlamentare e a una conseguente azione del legislatore», conclude la professoressa Laura Lorello.
Insomma, gli argomenti sono tutt'altro che facili. Noi abbiamo provato a spiegarli in modo semplice, così come abbiamo fatto creando una "guida alle elezioni, dalle preferenze al voto disgiunto" e speriamo di esserci riusciti. Buon voto a tutti!
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