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Al posto del prato del Foro Italico: a Palermo c'era una monumentale "piazza del voto"

Era un’oasi di pace lontano dalle giostre (e dalle roulottes) e delle bancarelle che impedivano la visuale del mare: vi si accedeva attraverso una scalinata di marmo

  • 6 settembre 2019

Una vecchia foto della non più esistente "piazza del voto"

Il suo ricordo è caduto nell’oblio eppure tanti bambini accompagnati dai genitori, specialmente la domenica, si divertivano a scorrazzare con le biciclette oppure a ricorrersi. Si trovava sul lungomare del Foro Italico o Marina, come ancora oggi i palermitani chiamano questo nel tratto di lungomare.

Fu il Cardinale Ernesto Ruffini, Arcivescovo di Palermo che fece erigere una piccola esedra rivestita di marmo di Carrara bianco e grigio e circondata nel suo perimetro da alcune statue che raffiguravano l’Immacolata Concezione, scolpita da Giuseppe Di Caro, Santa Silvia (di Benedetto De Lisi), Santa Lucia (di Giovanni Rosone), Santa Rosalia (di Nino Geraci), Santa Ninfa (di Cosmo Sorgi), Santa Oliva (di Silvestre Cuffaro), Sant' Agata (di Filippo Sgarlata).

La statua della Madonna Immacolata fu posta al centro e ai suoi piedi fu posta una lapide che recitava "Vergine Santissima, madre di Dio e degli uomini, vita dolcezza, speranza nostra, noi abitanti di Sicilia che consacriamo a Te. Sante patrone qui presenti, siete testimoni che i siciliani oggi emettono giuramento di essere fedeli all'Immacolata per tutti i tempi. Bedda Matri, presidio e decoro nostro, veglia su noi e salvaci".
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Il Cardinale Ruffini, scelse quest’area disponibile al Foro Italico perché il complesso monumentale fosse ben visibile ed anche per ridare dignità al lungomare di Palermo, quel luogo tanto bello e famoso, (la passeggiata a mare) che nel dopoguerra diventò il luogo dove furono riversate le macerie della Seconda Guerra Mondiale.

La piazza fu progettata da Giuseppe Spatrisano e Luigi Epifanio, noti architetti e urbanisti palermitani.

Fu inaugurata nel 1954 dal Cardinale Ernesto Ruffini e dal presidente della Regione Siciliana, l'onorevole Franco Restivo. Subito seguirono molte polemiche, denunzie, propositi di sabotaggio e minacce di scomunica ma poi, la Ppiazza del Voto, come sua Eminenza volle chiamarla, fu lasciata nell’abbandono e nel degrado.

Alcuni notabili della città si indignarono di questa sistemazione perché attendevano che il Comune di Palermo riqualificasse la zona e minacciarono anche di imbrattare le statue. Di giorno era gremita di venditori ambulanti e la notte si trasformava in un comodo luogo per le donne che esercitavano la triste professione.

Era un’oasi di pace in quel luogo caotico a causa delle giostre con relative roulottes di servizio e delle bancarelle che impedivano la visuale del mare alle famiglie.

Vi si accedeva attraverso una scalinata anch’essa di marmo. Si trovava pressappoco al centro del terrapieno su cui oggi è posto è il prato del Foro Italico.

Nonostante la sua bellezza, non era tanto frequentata, ognuno si recava sul luogo soltanto per fare divertire i bambini. Non c’erano panchine e sul terreno si evidenziavano i residui di "calia e simienza" e scarti di altri generi alimentari e bibite.

Nel 1992 per volontà del Cardinale Pappalardo le statue furono trasferite allo Zen per adornare il sagrato della chiesa di San Filippo Neri. Anche stavolta, qualche palermitano si scandalizzò perché la notizia non fu comunicata e magari tra loro c’era anche qualcuno che molti anni prima aveva contrastato l’opera.
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