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120 anni fa era "L'ORA": il giornale storico tra scoop, fascismi e cambi di nome

Il giornale L’Ora nacque per iniziativa dei Florio come organo d’informazione e perché la borghesia imprenditoriale siciliana potesse esprimersi verso il Governo nazionale

  • 31 agosto 2019

L'ultima prima pagina de "L'Ora"

Il 28 agosto del 1945, a Palermo fu costituita da Sebastiano Lo Verde la "Società Editrice l'Ora", con l'obiettivo di riportare in edicola il giornale, che riprenderà le pubblicazioni l'8 aprile del 1946 con la testata "L'Ora del Popolo".

Il giornale L’Ora nacque per iniziativa della famiglia Florio e svolse la sua attività dal 1900 al 1992. Nacque come organo d’informazione affinchè la borghesia imprenditoriale siciliana potesse esprimere le proprie istanze nei confronti del Governo nazionale, che trascurava il meridione d'Italia, ed in contrapposizione ad altre testate locali di tendenza filogovernativa e più vicine all'aristocrazia terriera e conservatrice.

Il primo numero di questo quotidiano uscì il 22 aprile 1900 con il sottotitolo di "Corriere politico quotidiano della Sicilia".

Ufficialmente il proprietario il marchese Carlo Starrabba di Rudinì, figlio dell'ex Presidente del Consiglio Antonio Starabba, marchese di Rudinì, ma la maggior parte delle azioni della società editrice appartenevano a Ignazio Florio, finanziatore e principale promotore dell'iniziativa editoriale, che ne assunse ufficialmente la proprietà nel 1904.
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Il primo evento di grande rilievo che il giornale dovette affrontare fu la manifestazione degli operai dei cantieri navali di Palermo e della Fonderia Oretea che il primo marzo del 1901 scesero in piazza per uno sciopero generale proclamato contro l'intenzione del governo di abolire una legge del 1896 che disponeva agevolazioni per le imprese impegnate nella costruzione di navi militari.

La dimostrazione venne repressa nel sangue dall'esercito su preciso ordine di Giolitti, che accusò i Florio di aver sobillato la piazza.

Dopo il 1907 il giornale divenne un giornale di respiro europeo, e vennero stipulati accordi per lo scambio di informazioni con altri grandi quotidiani stranieri.

Il L’Ora aveva corrispondenti a Tokyo, Vienna e Berlino e sulle pagine culturali del giornale scrivevano molte firme prestigiose (Luigi Pirandello, Giovanni Verga). Nonostante la popolarità del giornale, il declino della situazione economica della famiglia Florio costrinse a cedere nel 1914 la maggioranza delle quote della società editrice a Filippo Pecoraino, facoltoso imprenditore e proprietario di molini e pastifici, che già dal 1904 aveva acquisito la quota di minoranza nell'impresa dei Rudinì.

Durante il regime fascita, tutti i giornali e le pubblicazioni dovettero essere in linea con il regime. In seguito, alcuni quotidiani italiani, tra cui il L’Ora, furono chiusi e l'intero patrimonio della famiglia Pecoraino fu messo sotto sequestro. Riprese le pubblicazioni il 24 gennaio del 1927, con l’obbligo del sottotitolo "Quotidiano fascista del Mediterraneo".

Nel 1928, fu consentito a Pecoraino di rientrare in possesso dei suoi beni, incluso il giornale. A causa delle difficoltà economiche e la crisi post 1929, l'impresa Pecoraino, nel 1934, cedette il giornale all’industriale Virga e la gestione passò direttamente nelle mani della Federazione provinciale fascista di Palermo.

Il 27 agosto del 1943 chiuse nuovamente e riaprì l’8 aprile del 1946 con la testata "L'Ora del Popolo". Il 3 novembre 1954, fu acquistato dalla società Gate, di proprietà del Partito Comunista. Il 19 ottobre 1958, la storica sede del quotidiano sita in piazzetta Francesco Napoli 5, fu devastata dall'esplosione di una carica di 5 chili di tritolo che danneggiò parte delle rotative. Il 20 Ottobre il giornale fu nuovamente in edicola.

Negli anni Sessanta e Settanta il giornale si interessò delle attività critico-culturale e nel 1973, finì nella bufera chiamata "Scandalo Isab" per aver ricevuto una quota di tangenti dal petroliere Garrone, per tacere sulle irregolarità in atto per la costruzione della Raffineria Isab.

Da questo momento, con il diffondersi delle emittenti private e l'uscita di nuovi giornali, incominciò il suo declino e fu trasformato in "quotidiano del mattino".

Negli anni Ottanta i dissidi tra i Segretari del Partito Comunista e giornalisti furono la causa un una tiratura quotidiana sempre più modesta. Questa diminuzione delle copie giornaliere continuò a calare, passando dalle 25mila copie fatte registrare all'inizio degli anni Settanta, alle duemila circa copie nel 1990.

Le spese aumentavano, perciò il quotidiano cessò definitivamente le pubblicazioni il 9 maggio del 1992.

Il 20 ottobre del 2014, una cooperativa di giornalisti cercò di rilanciarlo stampando il quotidiano on-line "L'Ora Quotidiano" ma la testata chiuse dopo pochi mesi, nel febbraio 2015. Nell’anno 2000, l'archivio del quotidiano è stato acquistato dalla Regione Siciliana e dal 2007 è reso disponibile al pubblico.
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