"Family Connection": la potenza narrativa ed emotiva di Adalberto Abbate attraverso gli oggetti del passato
In foto i nonni Giuseppa Raia e Stefano Lotà dell'artista Adalberto Abbate
Servizi da tè, porcellane, immagini sacre, ricordi di viaggio e di guerra si alternano alle collezioni storiche di Palazzo Mirto, innescando un dialogo non privo di interferenze e contraddizioni.
La mostra "Family Connection" di Adalberto Abbate (Palermo, 1975) è inserita all'interno dell'ottava edizione della Settimana delle Culture, ed è organizzato da Spazio Rivoluzione e Amici dei Musei Siciliani e sponsorizzato dall’azienda vinicola Mandrarossa.
L'esposizione presenta una selezione delle sue opere, spesso impregnate di cinismo, con la collezione eclettica dei suoi nonni e le loro fotografie.
Questa serie stravagante di oggetti, accumulati secondo il gusto di Stefano Lotà e Giuseppa Raia, nonni di Adalberto Abbate, riflettono la loro avventura comune, raccontandone aspirazioni, desideri e ricordi.
Ornamenti di gattopardiana memoria slittano dai saloni dell'alta nobiltà feudale ai salotti della piccola borghesia proletaria, generando un cortocircuito non facile da sanare.
Sono oggetti che racchiudono una potenza narrativa ed emotiva da cui l’artista ha tratto immaginazione, dedizione e ispirazione.
Gli oggetti isolati, quasi silenziosi, al centro di uno spazio chiaramente identificato come familiare, mettono in scena un intenso confronto con lo sguardo dell'artista.
Ne deriva un dialogo meditativo, un costante andirivieni fra la concreta realtà quotidiana e una dimensione più concettuale, in cui non è difficile rispecchiare un proprio personale vissuto.
Adalberto Abbate vive e lavora a Palermo. Dal 1998 ad oggi ha esposto in diversi centri d'arte contemporanea internazionali come Musée historique et des porcelaines de Nyon; Museo Mart, Rovereto; Museo Riso d'arte contemporanea, Palermo; Museum für Kommunikation, Bern; Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano; Ausstellungsraum Klingental, Basel; GAM, Palermo; VAF-Stiftung, Frankfurt; Centre Pompidou, Parigi.
Da sempre il lavoro di Adalberto Abbate si caratterizza per una forte impronta sociale e antropologica. Punto di partenza è un attento studio dell'orrore/errore quotidiano e dei complessi meccanismi della memoria.
Ogni suo progetto è uno studio minuzioso degli eventi storici e dei fenomeni mediatici creando punti di collisione e di discussione del vissuto contemporaneo.
I lavori dell'artista siciliano prendono voce e si trasformano in qualcosa di più che una semplice denuncia sociale. L'intenzione è quella di indagare la vita reale attraverso uno sguardo disincantato e cinico.
Ciò che appare evidente è l'estremo realismo delle sue opere, un mix tra cinismo e avvilimento. Probabilmente è questo uno degli aspetti che più colpiscono nelle sue diverse ricerche: la consapevolezza di raccogliere e di selezionare, di decontestualizzare per poi ricostruire secondo una nuova gerarchia di significato.
La mostra "Family Connection" di Adalberto Abbate è stata prorogata fino al 31 luglio.
La mostra "Family Connection" di Adalberto Abbate (Palermo, 1975) è inserita all'interno dell'ottava edizione della Settimana delle Culture, ed è organizzato da Spazio Rivoluzione e Amici dei Musei Siciliani e sponsorizzato dall’azienda vinicola Mandrarossa.
L'esposizione presenta una selezione delle sue opere, spesso impregnate di cinismo, con la collezione eclettica dei suoi nonni e le loro fotografie.
Questa serie stravagante di oggetti, accumulati secondo il gusto di Stefano Lotà e Giuseppa Raia, nonni di Adalberto Abbate, riflettono la loro avventura comune, raccontandone aspirazioni, desideri e ricordi.
Ornamenti di gattopardiana memoria slittano dai saloni dell'alta nobiltà feudale ai salotti della piccola borghesia proletaria, generando un cortocircuito non facile da sanare.
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In una compenetrazione di status e ruoli, un oggetto in plastica è quasi indistinguibile da uno in avorio o in pregiata ceramica; una bottiglia in vetro antico è kitsch quanto un dopobarba a forma di marlin di meno raffinata produzione seriale.Sono oggetti che racchiudono una potenza narrativa ed emotiva da cui l’artista ha tratto immaginazione, dedizione e ispirazione.
Gli oggetti isolati, quasi silenziosi, al centro di uno spazio chiaramente identificato come familiare, mettono in scena un intenso confronto con lo sguardo dell'artista.
Ne deriva un dialogo meditativo, un costante andirivieni fra la concreta realtà quotidiana e una dimensione più concettuale, in cui non è difficile rispecchiare un proprio personale vissuto.
Adalberto Abbate vive e lavora a Palermo. Dal 1998 ad oggi ha esposto in diversi centri d'arte contemporanea internazionali come Musée historique et des porcelaines de Nyon; Museo Mart, Rovereto; Museo Riso d'arte contemporanea, Palermo; Museum für Kommunikation, Bern; Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano; Ausstellungsraum Klingental, Basel; GAM, Palermo; VAF-Stiftung, Frankfurt; Centre Pompidou, Parigi.
Da sempre il lavoro di Adalberto Abbate si caratterizza per una forte impronta sociale e antropologica. Punto di partenza è un attento studio dell'orrore/errore quotidiano e dei complessi meccanismi della memoria.
Ogni suo progetto è uno studio minuzioso degli eventi storici e dei fenomeni mediatici creando punti di collisione e di discussione del vissuto contemporaneo.
I lavori dell'artista siciliano prendono voce e si trasformano in qualcosa di più che una semplice denuncia sociale. L'intenzione è quella di indagare la vita reale attraverso uno sguardo disincantato e cinico.
Ciò che appare evidente è l'estremo realismo delle sue opere, un mix tra cinismo e avvilimento. Probabilmente è questo uno degli aspetti che più colpiscono nelle sue diverse ricerche: la consapevolezza di raccogliere e di selezionare, di decontestualizzare per poi ricostruire secondo una nuova gerarchia di significato.
La mostra "Family Connection" di Adalberto Abbate è stata prorogata fino al 31 luglio.
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