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Noi siciliani inguaribili nostalgici (per fortuna): quando l'autunno arriva tra i vicoli

Sarebbe arrivato l’autunno e ci avrebbe trovato lì, come sempre, tra piazza Magione e Colletti, tra piazza Sant’Anna e la Cala a guardare le stelle immaginando il futuro

  • 21 agosto 2019

Una birra in Vucciria

La notte aveva il gusto di salsedine. Qualche granello di sabbia restava incollato tra i capelli umidi, nonostante lo shampoo fatto al volo non appena tornati dal mare e prima di scendere in centro.

Prima di scendere lì, tra i turisti in infradito, tra gli amici di sempre rimasti in città e tra i locali di sempre (i nostri locali) ormai semi-vuoti. Perché ad agosto si scappa dalla città, alla ricerca della frescura e di una serata al sapore di mare, sulla costa.

Ma noi eravamo lì, seduti su un marciapiede, davanti l’ingresso di uno dei locali della Vucciria, e guardavamo le stelle. A fare da sottofondo alla nostra serata in solitaria c’era la musica dei locali intorno, tenuta più bassa del solito per via della poca affluenza del periodo estivo.

Eravamo lì, seduti su un marciapiede, e stilavamo i buoni propositi di settembre. Cercherò un nuovo lavoro. Mi iscriverò in palestra, o a un corso di lingue. Ricomincerò a correre, o ad andare in bici. E – assolutamente – riprenderò la dieta interrotta mesi fa.
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In quella lunga lista di buoni propositi era scontato non inserire noi – ci saremmo sempre stati, l’uno accanto all’altro, come sempre. Era sottinteso. Era ovvio. Era normale. Sarebbe arrivato l’autunno e ci avrebbe trovato lì, come sempre, tra piazza Magione e Colletti, tra piazza Sant’Anna e la Cala.

In quel marciapiede della Vucciria, in una sera d’agosto, memorizzammo i buoni propositi per l’autunno che sarebbe presto arrivato. E sì, da lì vedevamo le stelle. Timide, quasi nascoste dai lampioni della città. Ma le vedevamo.

Non avevamo considerato, quella sera, l’imprevedibilità della vita.
Non avevamo considerato che i propositi – per quanto buoni possano essere – sono soggetti al caso. E così mutano, da un istante all’altro.

Cos’è poi il caso, se non una sequenza di nostre scelte e improvvise, impreviste e forse mal calcolate? E così eccoci: lontani da anni e dispersi sulla superficie crespa del nostro mondo. Settembre tornerà e io sto già scrivendo la mia lista dei miei buoni propositi. Stavolta da sola e dall’altra parte dell’Italia.

Perché i miei buoni propositi prenderanno vita dall’altra parte dell’Italia. Ma ricorderò sempre quei vicoli, quelle stelle timide, quei locali semideserti, quella musica a basso volume, quella luce gialla dei lampioni e quella salsedine - sempre addosso. Ricorderò sempre i luoghi, i colori e i sapori delle nostre liste cariche di sogni.

Alcuni realizzati, altri no. Altri ancora a metà. Altri abbandonati: non abbiamo forse nemmeno tentato di realizzarli. Ma tutti i sogni – fattili e non, raggiunti o dimenticati - li abbiamo immaginati lì.

Lì dove l’estate sa di salsedine. Lì dove l’estate ci sorprendeva con acquazzoni improvvisi. Lì dove avevamo l’impressione che tutto sarebbe rimasto per sempre così – immutabile e sereno.

Mentre scrivo vibra il mio cellulare. Ricevo da una mia cara amica una foto su whatsapp. Anche lei è una migrante del sud che vive a nord - come me, come molti. È da poco rientrata in Sicilia per le ferie, dopo tanta attesa.

Mi ha appena invitato una foto della Cala, scattata al tramonto.
“So che è il tuo posto preferito di Palermo”, scrive.
“Sì – rispondo – e ho vissuto lì i miei ultimi due anni in Sicilia”.

È bastata quella foto per ricordare tutti i buoni propositi fatti insieme. E per rimettere in lista, per il prossimo settembre, tutti quelli che non ho ancora realizzato. Magari, questa volta, non resteranno solo propositi. E quando li avrò cancellati dall’ elenco, segnandoli come fatti, sentirò – per un attimo – ancora quella musica. Ancora quell’odore di salsedine.

Sentirò musica e salsedine nonostante i chilometri. Nonostante la nebbia di un’altra città che tenta di cancellare l’odore del mare.

Ma io me lo porterò sempre dentro, il mare della Sicilia. E la voglia di fare, di ricominciare, di scrivere buoni propositi e di recuperare quelli vecchi. Con quella stessa voglia che avevamo quella sera, in Vucciria. E con quella stessa capacità di immaginare qualcosa di diverso. Ci riuscirò, nonostante tutto.

Perché sono i "nonostante tutto" a dare sapore ai nostri attimi. Nonostante tutto.
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