PROGRESSI (IN)CIVILI
Dalla nascita alle star dell'indie: Ypsigrock, storia e dinamiche di un Festival in Sicilia
A distanza di più di vent’anni, l’Ypsigrock Festival è una certezza nello scenario internazionale indie-rock: dalla qualità artistica alla bellezza del Parco delle Madonie
La platea dell'Ypsigrock festival a Castelbuono
Il festival che si svolge nella splendida cornice di Castelbuono, tra il profondo azzurro del mare di Cefalù e il verde pastello del Parco delle Madonie, è stato ideato nel 1997 da Vincenzo Barreca e Gianfranco Raimondo, giovani del luogo appassionati di musica indie e alternative rock.
L’idea era quella di riuscire a far suonare gli artisti preferiti di sempre in casa propria, organizzando un festival ispirato alla vincente formula degli eventi internazionali.
A distanza di più di vent’anni, l’Ypsigrock Festival, il cui nome è frutto della commistione dei termini Ypsigro, antico nome bizantino della città di Castelbuono, e rock, è diventato una certezza nello scenario internazionale della musica indie-rock ed è percepito da molti giovani come un evento imperdibile per qualità artistica, per la sensibilità degli artisti e non di meno per la bellezza e l’unicità estetica dei meandri di questa piccola cittadina situata nel cuore del Parco delle Madonie
Negli anni seguirono le esibizioni degli Afterhours di Manuel Agnelli (1998), dei Marlene Kuntz (1999), nel 2000, quarta edizione del festival, calcano il palco dell’Ypsigrock i Venus, primo gruppo internazionale, di Bruxelles.
Nel 2002, Il festival venne inaugurato il 7 settembre e, per la prima ed unica volta, durò un solo giorno, in cui si esibirono, tra i vari artisti, i castelbuonesi Mary Dow Jones.
Solo nel 2005, nona edizione, il festival passò per la prima volta da due a tre giorni. Nella prima data, il 7 agosto, il festival vede protagonisti i Poppy'S Portrait, band emergente che aprì il concerto di Will Oldham, in arte Bonnie “Prince” Bill, cantautore e attore statunitense, classe 1970, accompagnato da Matt Sweeney.
Tra i nomi più altisonanti quello del musicista tedesco Sascha Ring, in arte Apparat (2008), Caribou (2010); edizione particolare quella del 2011 che annovera tra gli artisti il palermitano Antonio Dimartino, giunto al suo quinto album in studio; cantautore di spessore, bassista e cantante già attivo con i Famelika.
Tra i nomi più interessanti e ricchi di potenziale della nuova musica italiana. Grazie ai testi molto curati, alla sua sensibilità, alla musica che rievoca note e sentimenti antichi, Dimartino raccoglie ottimi consensi e si conferma oggi uno dei cantautori migliori in circolazione. Seguono gli Alt-J e i Primal Scream (2012).
Il 10 agosto del 2013 calcano la scena gli Omosumo, gruppo palermitano composto da Angelo Sicurella, Roberto Cammarata e Antonio Di Martino. Il giorno seguente è il turno degli Editors, gruppo musicale britannico formatosi a Stafford nel 2002, composto a inizio millennio da quattro ragazzotti poco sopra i vent'anni: Tom Smith, leader del gruppo, Chris Urbanowicz, Ed Lay e Russel Leetch. Sempre in bilico fra le note dal tratto dark e trame electro liberatorie la formazione di Tom Smith si è imposta come la miglior risposta britannica alla new wave a stelle e strisce.
Protagonisti della 18esima edizione Anna Calvi, cantautrice britannica classe 1980; gli Hysterical Sublime, gruppo siciliano di Palermo formato da Angelo Di Mino (autore dei brani, violoncellista e cantante), Francesco Incandela, Gianlorenzo Mungiovino, Luca La Russa, e Simone Sfameli, vincitori in quell’anno di “Avanti il prossimo”; elettronica, la loro, che cresce intorno alla funzione emotiva e catartica degli archi e arriva subito senza inutili giri virtuosi né pretesti, un modo elegante di creare musica electropop, quasi come fosse la cosa più facile del mondo, che finisce per esploderti dentro e rapirti il cuore.
Chiudono l’edizione del 2014 i Moderat, un progetto di musica elettronica nato a Berlino nel 2002; è il risultato della collaborazione fra Sascha Ring, meglio conosciuto come Apparat, e i Modeselektor (Gernot Bronsert e Sebastian Szarzy).
Hanno passeggiato tra i vicoli di Castelbuono, assaggiato le delizie che offre la nostra terra, esibendosi nella corte del Castello dei Ventimiglia, voluto nel 1317 dal conte Francesco I Ventimiglia, i Temples, i Be Forest, la cui ultima esibizione in Sicilia risale a questo inverno ai Candelai (Palermo), i Metronomy (band inglese formatasi nel 1999), Bipolar Sunshine, Notwist, Crystal Castles, Digitalism, Cigarettes After Sex, Beach House, The Jesus And Mary Chain: nomi importanti del panorama musicale internazionale che, con la loro musica senza tempo e senza età, uniscono generazioni, popoli di diversa cultura, di diversa etnia e religione, veicolano messaggi importanti di pace e libertà. È questo che rende unico l’Ypsigrock festival.
Arriviamo così alla 23esima edizione, quella di quest’anno, iniziata lo scorso giovedì, l’8 agosto, con il welcome party presso l’ypsicamping e maturata nei giorni 9, 10 e 11 agosto con le esibizioni di The National, gruppo americano di Cincinnati capitanato da Matt Berninger; La Rappresentante Di Lista, gruppo formatosi nel 2011 dall’incontro tra Veronica Lucchesi (voce) e Dario Mangiaracina (voce e chitarra), di origini rispettivamente toscane e siciliane; Spiritualized, gruppo rock inglese formatosi nel 1990 a Rugby da Jason Pierce, in arte J. Spaceman che ci regala le note di “Oh Happy Day”. Esibizioni le loro che spezzano il fiato, che regalano emozioni che non si dimenticano.
Speranza, Inclusione, accoglienza e riconciliazione: questi i valori alla base dell’Ypsigrock festival che dal passato guarda al futuro dove ancora tante ferite aspettano di essere rimarginate.
Così la musica, linguaggio universale, diventa veicolo del messaggio di pace e uguaglianza, abbattendo limiti di lingua, cultura e classe sociale.
L’Ypsigrock ha avuto la capacità e la sensibilità di includere tutti stavolta. All’interno di questo panorama ha trovato posto anche la Fondazione Con il Sud, attraverso il finanziamento del progetto “Tutti inclusi”. Castelbuono è un paese antico, composto da vie strette, salite, strade impervie, di certo non accessibili a tutti. Una persona con disabilità non avrebbe mai potuto prendere parte al Festival. È stata proprio questa voglia di inclusione a dar vita al tutto.
«Questo è il terzo grosso progetto che abbiamo fatto partire e dei tre è quello che meglio esprime l’idea che la Fondazione Con il Sud porta avanti, ovvero l’idea che attraverso il sociale si possa fare anche sviluppo. In questo caso stiamo parlando di accessibilità, in qualche modo anche di welfare, anche questo fa parte del benessere delle persone, la possibilità di accedere, di avere davvero un accesso totale a quei luoghi dove si può star bene. Castelbuono è tale di nome e di fatto, qui viene da stare bene», ha dichiarato Marco Imperiale, direttore della Fondazione Con il Sud.
L’inclusione non deve essere un’attività che bisogna insegnare alle persone. Deve essere una cosa che viene dalla coscienza e dalla sensibilità della gente che ci sta intorno; la sensibilità non è una caratteristica infusa dall’alto a tutti, c’è chi è sicuramente più portato e fa particolare attenzione, ma non sempre è così e non possiamo considerarla una colpa.
La storia del Festival, della particolare location e dell’alta qualità della proposta musicale, gli ha permesso di guadagnare, per il secondo anno di fila, un posto alla finale degli European Festival Awards 2018, come ‘Best festival small’ categoria a cui accedono solo i festival con un elevato impatto. Quest’ultima edizione ha registrato la presenza di quasi 10mila persone.
Mio personale ringraziamento agli organizzatori del festival, ai direttori artistici, a coloro i quali lavorano dietro le quinte, agli artisti capaci di trasmettere i valori di giustizia sociale, libertà, di amore e inclusione su cui fondiamo il nostro lavoro quotidiano. In questa nostra società della fretta e dei social network in cui neanche più la morte ci fa più particolarmente caso, gli artisti ci richiamano spesso, mettendo sempre al centro dei loro testi chi è più fragile di noi, chi è meno fortunato di noi.
Hanno sentito l'esigenza di mischiarsi con il loro pubblico, annullando ogni tipo di barriere. Questa la vera unicità del festival.
Il futuro è già nostalgia.
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