ATTUALITÀ
Vittorio Sgarbi se ne va e scrive una lettera accorata: "La Sicilia è senza speranza"
Dopo le dimissioni seguite all'accusa di infiltrazioni mafiose, l'ex Sindaco raddoppia le misure di sicurezza e accetta una nuova candidatura, a Parma
Sgarbi se ne va e come tutti i giudici pronti ad astrarsi dalle cose su cui si sentenzia, emette il verdetto definitivo sulla Sicilia: «Una terra senza speranza». Sono queste le parole di una lettera indirizzata al quotidiano Il Giornale, che siggillano la fine d'ogni rapporto con il comune di Salemi. «Una buona azione, ogni slancio, ogni entusiasmo, sono inutili. Io, dei supposti mafiosi ho detto che essi esistono in quanto fanno, non in quanto sono. Essere mafiosi non è un dato ontoogico: se non lo fai non lo sei. E a Salemi, durante il mio mandato, nessuno lo ha fatto. Nessuno».
Al'incontro al Viminale con il Ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri, alla quale ha esposto la situazione del Comune di Salemi, Sgarbi ha spiegato di «ritenere la richiesta di scioglimento ingiusta e discriminatoria per Salemi, dove l'azione dell'ex deputato Giammarinaro è stata legittimata da libere elezioni con presentazione di liste approvate dalla prefettura e con un programma esposto in liberi comizi alla presenza delle forze dell'ordine».
Non fa in tempo a dare le dimissioni l'ex sindaco della città di Salemi che già arriva la proposta per una nuova candidatura: «Mi hanno candidato a sindaco di Parma ed ho accettato», dichiara Vittorio Sgarbi a pochi giorni dalle accuse che hanno investito l'amministrazione municipale del comune trapanese, con la conseguente richiesta del suo scioglimento per infiltrazioni mafiose.Intanto il Ministero dell’Interno ha comunicato a Sgarbi il cambiamento dell'assetto del servizio di tutela, che adesso prevede che la scorta viaggi sulla stessa vettura del sindaco e mai su un’altra auto, come è avvenuto fino ad oggi.
La decisione di lasciare la carica da Sindaco, è maturata nel pomeriggio di lunedì 6 febbraio: a farla scattare i sospetti di infiltrazione mafiosa nel Comune del trapanese, giunti a termine di un'indagine condotta dagli ispettori incaricati dall'ex ministro Roberto Maroni. Al centro dell’inchiesta appalti e nomine nella sanità ed un’operazione culminata con sequestri di beni per 35 milioni di euro riconducibili all’ex deputato regionale democristiano Giuseppe Giammarinaro. Alle accuse Sgarbi aveva risposto in un primo momento puntando il dito a sua volta contro gli ispettori, dichiarando di volerli portare in tribunale per diffamazione, e annunciando la nomina di Giammarinaro a vicesindaco.
«Non mi sono mai accorto in tutti questi anni di infiltrazioni mafiose nel Comune di Salemi e non sono verificate in alcun atto»: queste le prime dichiarazioni rilasciate da Sgarbi all'Adnkronos a seguito delle dimissioni. «Non sono mai stato condizionato nella mia attività. - ha aggiunto- Ho sbagliato a candidarmi a sindaco e adesso me ne vado sollevato. Ringrazio i commissari del Viminale che mi hanno rivelato forze occulte che mi minacciavano durante il mio mandato da sindaco. Mi sentivo in pericolo»
«Io ho portato qui Caravaggio, Cezanne, Picasso e altre decine di artisti ma, evidentemente, gli ispettori non si sono accorti di nulla ma mi hanno rivelato queste forze occulte. In Sicilia non c'è spazio per le novità. A Salemi non è possibile fare il sindaco, evidentemente c'è una forza occulta che lo ostacola». Il nome di Giammarinaro non è nuovo per gli inquirenti: è già stato sottoposto per anni al regime di sorveglianza speciale, a seguito di un’indagine per mafia dalla quale era uscito indenne, ed ha continuato a svogere un ruolo politico di primo piano: sponsor di Sgarbi, secondo le indagini condotte da polizia e guardia di finanza avrebbe tentato di condizionare la vita amministrativa del comune di Salemi, partecipando alle riunioni della giunta. Risale al maggio del 2011 l’ordinanza di sequestro di beni per 35 milioni di euro: un patrimonio costituito da undici società, conti correnti, appartamenti, terreni e auto di lusso.
Il Viminale aveva nominato nel giugno scorso una commissione incaricata di esaminare gli atti della giunta e del consiglio comunale: a coordinarla il vice prefetto di Trapani, Giuseppe Ranieri. Le conclusioni della commissione parlano chiaro: la giunta, il consiglio comunale e i vertici della burocrazia avrebbero subito condizionamenti mafiosi. Nel corso delle indagini sono anche state raccolte le testimonianze di Oliviero Toscani: nominato assessore da Vittorio Sgarbi, si era dimesso denunciando un sistema di condizionamenti ed interferenze.
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