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Barare su Ruzzle si può: lo ha scoperto un siciliano
Un catanese, Federico Fallico, ha creato l’algoritmo che risolve il gioco più in voga del momento: Ruzzle. Velocità, intuito ma anche provetti imbroglioni
C’è chi attende la pausa caffè al lavoro, chi neppure quella. Chi si concede il momento del tragitto sull’autobus e chi invece preferisce dedicargli il suo tempo prima di andare a dormire. C’è chi, viceversa, sostiene che ogni momento sia davvero quello giusto. Come un virus che dilaga irrefrenabile e si impone come fenomeno. Un virus ludico che non ha nulla di patologico, o quasi, se non l’ossessione che attanaglia gli utenti. Si tratta di Ruzzle, il nuovo gioco per iPhone o telefoni Android che ha contagiato quasi 15 milioni di persone.
C’è chi non riesce a far schizzare alle stelle il proprio punteggio, chi invece vince presentando al suo avversario una lista di parole dall’improbabile esistenza. C’è chi, inoltre, nonostante impegno, velocità supersonica delle dita e riti apotropaici non riesce a vincere neppure una partita e sostiene che al di là dello schermo ci sia un provetto imbroglione. E forse in alcuni casi non è proprio un’ipotesi tanto errata. Ad avallare questa tesi un sito che è testimonianza del genio italiano. O meglio, siciliano.
Un catanese appena ventitreenne iscritto alla facoltà di ingegneria informatica di nome Federico Fallico, ha creato l’algoritmo che risolve il gioco. Basta andare nel sito Ruzzle-cheater per risolvere in una manciata di secondi la scacchiera Ruzzle senza essere sorpresi dall’avversario. Un modo semplice per barare trovando tutte le parole possibili. E a constatare dai numeri devono farne uso davvero in parecchi. Se si pensa che il sito è passato in brevissimo tempo da 400 a 140 mila visite al giorno, forse è il caso di credere che qualcuno ricorra realmente a questo escamotage.
Più vinci, più il gioco ti propone avversari competitivi. E Federico ha deciso di sfidare il sistema. In poco tempo ha scoperto il procedimento che consente di truffare l’antagonista paroliere e imporsi nella vetta della classifica. La sua è stata, tuttavia, una sfida personale per confermare le sue capacità di programmatore - e sottolineiamo programmatore, perché non ama essere definito hacker - e nonostante tutto invita tutti gli affetti dalla Ruzzle-mania a non barare… Perché in fondo, se vinci con questa facilità perdi tutto il divertimento.
Il gioco di “ultima generazione” per smartphone è in realtà l’evoluzione più innovativa e digitale del vecchio scarabeo o del crucipuzzle. E ha investito davvero tutti, anche i vip, come Gerry Scotti che ha già in mente di crearne un format tv. Una partita dura quanto una sigaretta, ma al contrario non fa male. D’altronde, è semplice perché non sono necessarie le istruzioni, è social ed interattivo perché giochi contro i tuoi amici di Facebook o Twitter, non è un gioco di fortuna perché vince chi ha il dito più veloce e fa schizzare l’antagonismo alle stelle. Un’unica pecca: come il fumo, crea dipendenza.
In fondo, chi è entrato nel tunnel di Ruzzle lo sa bene. La mente è annebbiata, quasi ossessionata dalla continua ricerca della parola che sia stampata nero su bianco su un qualsiasi dizionario. Che si giochi in italiano, inglese, spagnolo, francese, tedesco e chi più ne ha più ne metta, poco conta. Ciò che è necessario è non smettere. È essere veloci. È vincere. Perché chi lo ha detto che l’importante è partecipare? Impiega solo tre minuti del vostro tempo in fin dei conti. Il tempo di una partita. E di una rivincita. E nel frattempo c’è già qualcun altro che vuole giocare con te. E a quel punto: come fai a dirgli di no?
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