CRONACA
Una tragedia segnò la sua condanna: cosa rimane della "regina" dello zolfo in Sicilia
Aperta nel 1839 e chiusa nel 1986, è stata una delle prime industrie regine dello zolfo in Sicilia, con un'attività d'estrazione sulfurea che si è protratta per oltre 100 anni
La miniera abbandonata in provincia di Caltanissetta (foto di Cristiano La Mantia)
È stata una delle prime industrie regine dello zolfo in Sicilia, con un'attività d'estrazione sulfurea che si è protratta per oltre 100 anni.
Aperta nel 1839, e chiusa definitivamente soltanto nel 1986, questo luogo oggi dimenticato dall’uomo, e restituito alla natura, per anni è stato un grande centro siciliano di estrazione dello zolfo che, per poche lire, ha impiegato centinaia di persone tra adulti e bambini lavoratori.
Una storia che ha conosciuto la parola “fine”, solo la mattina del 2 novembre del 1881 quando un violento incendio, causato dallo scoppio di una lampada ad acetilene, si propagò rapidamente tra i vicoli e le cave della miniera decretando la morte di oltre 60 anime della manovalanza, 19 delle quali erano bambini, tra i 7 e i 14 anni.
Quei “carusi” lavoravano insieme ai minatori adulti dentro i cunicoli sottoterra dal terribile odore sulfureo, in cui le temperature sfiorano i 50 gradi. Erano considerati manovalanza d’occasione sia per le famiglie, che li barattavano in cambio di un prestito in denaro di poche lire o di derrate alimentari, sia per i proprietari della miniera che potevano così beneficiare di scavatori eccellenti adatti ad infilarsi nei più piccoli fori irraggiungibili dai grandi.
Uno scenario raccapricciante che è stato documentato dal fotografo siciliano Cristiano La Mantia, co-fondatore del collettivo fotografico Liotrum Urbex Sicilia, che in occasione di un raportage fotografico ha così descritto lo stato di questo luogo abbandonato e dimenticato.
«È stato davvero emozionante scoprire il piccolo cimitero dedicato alle vittime del dramma vissuto in questa miniera ed è stato impressionante pensare quanti "carusi", ancora a quei tempi, venivano impiegati come forza-lavoro in questi luoghi così usuranti e pericolosi - dice Cristiano.
Vicino al cimitero si trova la miniera dove è accaduto il fatto in cui oggi regna un silenzio sacrale. La natura, come al solito succede in questi casi di non curanza e abbandono, si sta lentamente riappropriando degli spazi che le sono stati sottratti.
Oggi, infatti, questo ecomostro è ormai perfettamente inglobato nella natura circostante come fossimo sul set del film Jumanji».
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