AMARCORD
Una storia palermitana lunga 48 anni: quando in via Bandiera c'era la sartoria
La storia dei Napolitano, una famiglia di sarti e commercianti che per decenni ha detto la sua in città nel settore degli abiti su misura come ormai non si fanno più
La famiglia Staropoli
«Nel '68 mio padre apre un negozio di abbigliamento lo stesso anno in cui viene costruito quel palazzo di via Marchese di Roccaforte», così Sabrina Staropoli inizia a raccontare una storia palermitana durata 48 anni, la storia d'amore e di un affare in cui la "confezione" è l'anima del commercio.
Il padre di Sabrina, Giuseppe Salvatore Staropoli, classe '36, originario di Marineo in provincia di Palermo, ha 32 anni quando decide di aprire un negozio a Palermo. Appassionato di abbigliamento e calcoli, un ragioniere con l'anima del commercio, si è rivela un uomo molto determinato.
Quella è una Palermo dove regna la "confezione", esiste l'arte dell'abito cucito a mano e lui lo sa bene perchè come continua a raccontare la figlia «era stato 3 anni in America per conto della Singer».
Infatti, della stessa famiglia, in via Roma, negli stessi anni, ma forse addirittura anche qualche anno prima, esiste un altro negozio gestito da un'altra sorella Napolitano insieme al marito Provenzano; un negozio su due piani dove al pianterenno c'è la vendita di abbigliamento uomo - donna e al piano superiore la vendita di abiti da sposa e cerimonia.
Questa breve parentesi serve a capire che Staropoli attraverso l'amico della via Bandiera riesce a fare fortuna. Infatti, tornando al '68, quando sono passati alcuni giorni dall'apertura del negozio chiamato "G. Staropoli" sotto i portici di via Marchese di Roccaforte per una coincidenza passa da lì Teresa, la sorella più giovane del Napolitano ed ecco che Sabrina, la figlia, ricorda quest'incontro così: «Il destino ha voluto che mia madre abitasse in via Cordova, proprio dietro il negozio, e che una volta passando sotto i portici mio padre la incontrasse.
Riconoscendola, capì da buon intuitore che quella donna poteva essere un'ottima sarta e che sarebbe stata il "braccio" della sua nuova attività oltre che della sua vita».
In soli sei mesi Salvatore e Teresa si sposano diventando i proprietari di quel negozio nuovo di zecca. Da lì a poco, a Staropoli viene un'idea illuminante: quella di montare una scala che potesse collegare il suo negozietto con un grande salone sottostante. Quel vano sotterraneo sarebbe diventato un laboratorio di sartoria dove Teresa Napolitano in Staropoli diventerà la regina.
Una vera sartoria con sei impiegate, sei macchine da cucire, camerini per le prove, e tutto lo spazio necessario per esporre migliaia di capi. Oltre alle riparazione della merce venduta al piano superiore, si realizzano delle vere e proprie "confezioni" per quel negozio e per altri negozi.
E quindi grembiuli, gonne di panno di quelle con lo spillone, abiti, chemisier.
Confezioni su misura per tutta la città. Ricordo ancora le buste di quel negozio con la scritta "Staropoli's confection". Teresa ha un intuito professionale pazzesco. È sarta, figlia di sarti.
E qui Sabrina aggiunge un altro ricordo: «A mia madre bastava guardare un abito esposto in vetrina per riprodurlo identico». A questo punto siamo in pieni anni '70 quando l'idea lungimirante di Staropoli ha i suoi primi effetti.
Sotto quei portici che vanno verso piazza Don Bosco c'è una passeggiata cosi intensa che per passare devi quasi sgomitare. Un marciapiede pieno di negozi come Papaya e altri.
Quel grande negozio diventa casa per i coniugi Staropoli che hano due figlie: Anna e Sabrina, due ragazze cresciute tra il cucito della madre e gli affari del padre.
Quel negozio, secondo una strategia di vendita di Staropoli, vende tutto, non resta neanche uno spillo, infatti la figlia a proposito delle vacanze estive commenta: «Eravamo tra i pochissimi negozi a chiudere un mese intero».
Gli affari vanno così bene che Staropoli apre lo stesso negozio a Marineo, il suo paese. Ma come tutti i fenomeni quello della sartoria ha un inizio e una fine. Però quel negozio di via Marchese di Roccaforte dura quasi per mezzo secolo.
Nel frattempo la figlia Sabrina prende le redini dell'attività per diversi anni e dando un tocco "casual" all'idea di quell'abbigliamento perchè intanto la richiesta è cambiata.
Nel 2014 la saracinesca di quel prezioso negozio rimane chiusa per sempre. Resta un ricordo in un bel tratto di Palermo e un'eredità nelle mani di Sabrina che oggi lavora per un grande brand della città.
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