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Una fiera del pesce fresco tra le bancarelle: quando a Mondello c'erano i "polipari"

Per molti erano simbolo della borgata marinara, per altri invece coprivano la vista del mare. I palermitani lo ricordano come un vero e proprio rito. Ve lo raccontiamo

Valentina Frinchi
Freelance in comunicazione e spettacolo
  • 14 novembre 2024

I polipari a Mondello (foto di Stefano Albanese)

È la Mondello del '79 quella raffigurata in questa foto di Stefano Albanese. Un'immagine che molti guardano con grande nostalgia perché riporta ad un tempo di spensieratezza ed improvvisazione, quando alla sera, mettono in bella vista le loro degustazioni o assaggi all'interno di baracche di legno, una di seguito all'altra.

Sono circa venti, a Mondello, verso la piazza. Una vera e propria fiera del pesce fresco, un rito irrinunciabile per i palermitani, almeno quelli amanti del mare e dei suoi frutti. Se poi il luogo è la "passeggiata di Mondello" all'imbrunire, ecco che si fa subito storia, ricordi, cose semplici e indimenticabili.

Le baracchelle dei "polipari", però, mentre da un lato danno identità ad una vera borgata di mare, dall'altro molti asserivano che coprissero la vista del mare.

Quest'ultimo è il motivo che mise fine a un rito della tradizione, pieno di sapori e gente che non ama rinunciare al pane di Mondello con i ricci e un piatto di spaghetti con le vongole fresche.
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Tutto servito in un posto alla buona ma dove tutto riporta all'idea di pesce, del polipo soprattutto. I più comodisti possono accomodarsi nel retro della baracca dove c'è qualche tavolino apparecchiato. Quindi, un viavai di palermitani, di quelli che amano deliziare il palato.

Su e giù da quelle bancarelle, per quella strada, su e giù da quella vita a Mondello. Tutto questo fino al 1985 circa. Cardinale, Totuccio, Calogero, Taormina, sono alcuni dei nomi dei polipari di Mondello.

E quindi di giorno a scuola e la sera a Mondello era uno stile di vita comune tra loro. Per ogni baracca c'è una bacinella con il rubinetto per sciacquarsi le mani dopo essersi imbrattati con gusto di cozze e ricci.

Nei social e nel gruppo facebook di "Palermo Storica" si leggono polemiche e ricordi di tutti i tipi come Beppe Sanfilippo: «Con in televisori piccoli in bianco e nero la domenica ci aggiornavano sul risultato delle partite».

Quei polipari nascono a Mondello sin dalla metà del Novecento . Infatti, Giovanna Troisi Spagnoli scrive: «Io ricordo quando negli anni '50 di bancarelle ce ne erano pochissime e vendevano esclusivamente polpi bolliti e ricci».

Su "Palermo web" a cura di Nino Martinez si legge che la nascita ufficiale dei polipari di Mondello risale al 25 aprile 1944 con l'ingresso degli americani a Palermo. Parole di un certo Aiello, in assoluto il primo poliparo che sperimenta questa attività nel dopoguerra e che ha preceduto il periodo d'oro degli anni '50.

Ma torniamo al '79 dove tutto è all'insegna dell'economia che oggi avrebbe incontrato delle misure legali e sanitarie obbligatorie.

«C'è qualcuno che ricorda pure quanto quegli "assaggi" - dice Giorgio Spedito - non fossero proprio del tutto economici. Michele Bennici scrive: «Già sin da allora si diceva - rizzi, patieddri e granci spenni assai e nienti manci, anche il polpo e i muccuna costavano. Forse le cozze costavano un po' meno». Grandi e piccoli affollano quel viale che va verso la piazza.

Adriana Frittitta ricorda: «Il singor Cardinale , appena vedeva mia figlia di circa 4 anni, le preparava un piatto di polipetti, con i tentacoli piccoli, tagliati a piccoli bocconcini, con 300 lire eravamo a posto!».

Effettivamente una piazza in festa ma senza il mare. Il mare c'era e si doveva vedere. Ma come? Facendo sgomberare le bancarelle lasciando un ricordo, ristrutturando la piazza e il porto per far risorgere una nuova Mondello.

Adesso le baracche non ci sono più, i polipari si sono organizzati in ristorantini e si vede il mare. Resta però un ricordo, della serie: «Andiamo a mangiare i ricci a Mondello?» e allora un tuffo al cuore è inevitabile ripensando al sapore di quei pesci in mezzo a tanta libertà e perché no, anche felicità.
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