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Un "tesoro" custodito nel cuore di Palermo: chi era il missionario teatino che raccontava l'Oriente

Cristoforo Castelli (e i suoi disegni) sono i protagonisti di una storia poco conosciuta, conservata per molto tempo in una delle più belle chiese del centro storico di Palermo

  • 22 febbraio 2021

La Chiesa di San Giuseppe dei Teatini a Palermo

Ogni volta che giro per il centro storico di Palermo, guardando le nostre magnifiche chiese, percepisco quanta storia possa essere conservata all’interno di esse, non parlo di quella storia prettamente urbanistica che ha lasciato a Palermo magnifiche strutture, ma bensì quella degli uomini che hanno lavorato e costruito un patrimonio intellettuale imponente.

Per esempio, passando dai Quattro Canti di Città non si può rimanere affascinati dalla Chiesa di San Giuseppe dei Teatini, ma lo sapevate che all’interno di questo edificio sono state conservate per lungo tempo delle testimonianze davvero interessanti su un viaggio fatto dal missionario Cristoforo Castelli in Georgia, nel Caucaso: un diario illustrativo che ci fa immergere in un viaggio esotico verso l’Oriente.

Il nostro Cristoforo non è proprio palermitano di nascita, infatti le sue origini sono genovesi ma per i collegamenti storici tra le due città si può definire un palermitano. Castelli nasce nel 1597 ma segue la sua nobile famiglia a Palermo.
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Del Castelli c’è ne parla Bernadette Majorana in un suo articolo pubblicato sulla rivista Kalòs nel 2004 e l’autrice ci informa che cresce nel collegio palermitano della Compagnia di Gesù (oggi Biblioteca Bombace) ma intorno ai trent’anni entra nella Congregazione dei chierici regolari teatini.

Entrambi gli ordini hanno una forte propensione per le attività missionarie all’estero ed il buon Cristoforo, nel 1631 a 34 anni, sapendo che il 9 ottobre dello stesso anno i teatini organizzavano un viaggio di evangelizzazione in Oriente si arruolò per far parte della carovana.

Un elemento fondamentale che contraddistinse il nostro Cristoforo era quella di essere un buon pittore, questa dote permise a Cristoforo di poter non solo descrivere i luoghi, la cultura ed il folklore ma di poterlo trasformare in immagini pronte alla diffusione immediata.

I superiori teatini conoscevano bene questa caratteristica del nuovo adepto, oltre alla formazione gesuita ricevuta, e diedero a Cristoforo il compito di realizzare dei disegni illustrativi dei luoghi e della gente che li abita; il risultato ci da’ tutt’oggi un quadro estremamente affascinante del viaggio.

Il 9 ottobre del 1631 partì da Napoli e raggiunse Gori, nel regno di Kartli (Georgia orientale), il 10 luglio del 1632, un viaggio lungo e periglioso che aveva un duplice scopo, diffondere la fede ma anche quello di riportare dati e testimonianze dei luoghi e dei suoi abitanti e per ottenere ciò bisognava avere un bagaglio culturale notevole, insomma, non si poteva affrontare un compitò così gravoso senza una adeguata formazione.

La missione è di quelle prestigiose, sostenuta oltretutto dal viaggiatore ed erudito Pietro Della Valle ed ha uno scopo ben definito, la riconquista delle Chiese separate cercando di contrastare l’avanzata Turca e Persiana che dall’estremità della regione preme per inserirsi.

Cristoforo viene scelto anche per il restauro delle Chiese deturpate dalla furia iconoclasta islamica, opera che diligentemente esegue; ma il vero tesoro che riconsegna a Palermo sono le 341 carte di diversi formati, disegnati e corredate da annotazioni che tra il 1632 ed il 1654 esegue.

La tecnica era semplice, vista anche la necessità di esecuzioni veloci, eseguendo disegni a matita che poi venivano ripassati a inchiostro bruno, molte volte dipinti a tempera e con molte annotazioni di suo pugno.

Purtroppo molte di queste carte si perdono sia durante il viaggio di ritorno avvenuto tra il 1655 ed il 1656 o cedute a collezionisti, quindi, il buon Cristoforo, una volta ritornato a Palermo nella casa madre, dovette riprodurre nuovamente “a memoria” i disegni che, ovviamente, persero un po' della loro genuinità.

Ma la cosa strana lo sapete quale fu?

Nel 1656, prima di ritornare a Palermo, Cristoforo presentò i disegni rimasti ai responsabili della congregazione dei teatini e di propaganda Fide a Roma i quali “rifiutarono” il suo lavoro non perché fatto male, anzi perché troppo preciso ed affascinante ed avrebbe sicuramente spinto a nuovi viaggi missionari; i teatini, all’epoca, non avevano la forza e missionari sufficienti per sostenere nuovi viaggi.

Dopo la morte di Cristoforo Castelli, avvenuta il 3 ottobre del 1659, i disegni conservati presso i teatini vennero recuperati da Gioacchino Di Marzo ed oggi sono custoditi nella Biblioteca Comunale di Palermo, una testimonianza di un viaggio e di un uomo – missionario non comune.
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