MISTERI E LEGGENDE
Un sottomarino emerse dalle sue acque e sparò: gli scheletri di un simbolo di Palermo
Un'area di fronte al mare fu, per quasi un secolo, simbolo dell'industria palermitana: le sorti di un luogo che oggi sembra essere stato dimenticato da tutti
L'ex chimica "Arenella" di Palermo
Nel 1909, nei pressi della località Arenella, una gruppo di imprenditori ebrei tedeschi costruì la Chimica Goldenberg, meglio conosciuta come Chimica Arenella. In un’area di quasi 74 chilometri quadrati, furono costruiti 14 grandi padiglioni di un pregevole stile architettonico, alcuni riconducibili allo stile ed al periodo liberty.
Questi padiglioni avevano funzioni diverse: fabbriche, serbatoi, ciminiere, abitazioni, servizi e spazi ricreativi. Inizialmente fu adibita alla lavorazione del sommacco, dello zolfo e dei derivati degli agrumi per produrre l’acido citrico. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, aumentò la domanda mondiale di acido citrico, usato soprattutto come disinfettante negli ospedali. L’ingresso dell’Italia nel conflitto contro la Germania, indusse i proprietari a cambiare il nome della fabbrica in Chimica Arenella ed a ridimensionare la presenza tedesca al suo interno.
Nel pomeriggio del 31 gennaio 1918, un sottomarino tedesco emerse nelle acque antistanti della Chimica Arenella e iniziò a sparare con un pezzo d’artiglieria verso la fabbrica. I primi colpi finirono su Monte Pellegrino, ma tiri più precisi si abbatterono più volte sull’edificio dell’anidride solforosa e sulla ciminiera. Le batterie italiane risposero al fuoco ed il sottomarino inabissandosi andò via.
Nel dopoguerra, oltre ai problemi dovuti all’invenzione di nuovi metodi per produrre l’acido citrico e l’atavico problema della mancanza di infrastrutture per il trasporto che da sempre penalizza la Sicilia, vi fu una battaglia interna tra palermitani e tedeschi per la supremazia nel gruppo dirigente. Ciò creò disordine e ritardi nella distribuzione dei prodotti perciò lo stabilimento chiuse i battenti lasciando centinaia di famiglie senza lavoro.
Nel 1940, fu ceduta all’imprenditore Montesi, che produceva in Veneto acido tartarico. Questi, la riconvertì per la produzione di lievito di birra ottenuto dalla fermentazione della melassa e dopo qualche anno anche quella di essenze e succhi e lavorazione delle carrube da cui si ottenevano la pectina e l'alcool. Intorno alla metà degli anni cinquanta, la forte concorrenza straniera e nazionale, i nuovi metodi di lavorazione per ottenere questo prodotto, fecero crollare il mercato e la conseguente riduzione della produzione accelerò la chiusura che avvenne nel 1965. Vi fu un tentativo della Regione Siciliana di rilanciarla attraverso l’E.S.P.I ma nel 1987, chiuse definitivamente.
Da allora i quattordici edifici della Chimica Arenella sono stati abbandonati. Ad eccezione degli spazi occupati da piccole imprese nautiche, gli altri locali sono stati vandalizzati, invasi dai rifiuti ed usati come canili clandestini. L’ex Chimica Arenella potrebbe essere il luogo di rilancio del quartiere Arenella, che ha perso la suo originaria identità di borgo marinaro, divenendo una periferia priva di servizi e di spazi pubblici per gli abitanti giovani ed anziani.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
|
GLI ARTICOLI PIÙ LETTI
-
STORIA E TRADIZIONI
Lo sfarzo a Palermo, poi il furto e la crisi: i gioielli perduti di Donna Franca Florio
-
STORIA E TRADIZIONI
Ne esistono solo tre al mondo e una è in Sicilia: cos'è la (prestigiosa) "Phiale Aurea"