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Un gioiellino nascosto al centro di Catania: Shakespeare ed Eschilo al Teatro Antico

Una rassegna che riporta le tragedie nel loro luogo naturale e apre a curiosi e appassionati un monumento straordinario: il teatro Greco Romano inglobato nella città

Balarm
La redazione
  • 2 maggio 2019

Teatro Greco Romano di Catania di via Vittorio Emanuele

Si trova a Catania, in via Vittorio Emanuele, il teatro "romano" che risale al Secondo secolo: è stato messo in luce soltanto a partire dalla fine del Dicianovesimo secolo.

Il 3 maggio debutta in questo straordinario luogo il cartellone di "Amenanos Festival", con la prima assoluta del "Prometheus" di Eschilo: un programma di rappresentazioni classiche fatto apposta per valorizzare il fiume Amenano che scorre sotto la cavea e il palco (scopri di più), coperto da strutture trasparenti in plexiglass.

Il propone quattro rappresentazioni: dopo "Prometheus" tocca a "Choros" e poi si passa a William Shakespeare, prima con i Sonetti e poi con "William and Elizabeth".

La storia di questo luogo: di un teatro a Catania si fa riferimento nelle fonti classiche in merito alla consultazione delle polis siceliote da parte di Alcibiade, che tenne nel 415 a.C. un discorso all'assemblea civica riunita appunto nel teatro.
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Di questo teatro però non era chiara la collocazione e la tradizione lo identificava con il teatro di età romana oggi visibile. Tale associazione diede adito a varie fantasie sull'edificio, al punto che è ancora oggi chiamato "Tiatru grecu" dalla comunità locale, mentre la strada che lo costeggia a nord è chiamata via Teatro Greco.

Ciò che ha dunque mosso gli studiosi dell'edificio sin dai primi lavori di sgombero delle strutture antiche è stato anche il quesito se il teatro delle fonti fosse il medesimo che si ammira oggi, ossia se su una preesistente struttura greca possa essere nata la struttura romana. Per un certo periodo venne persino messo in dubbio che potesse esistere davvero un teatro in epoca greca a Catania e che si trattasse di una errata traduzione delle fonti ad aver generato la credenza di questo edificio.

Le testimonianze più antiche raccontano la presenza di un teatro fatto di grossi blocchi in pietra arenaria con lettere in greco in pianta rettangolare, un tipo di planimetria più diffusamente nell'epoca ellenistica. La struttura, già identificata alla fine dell'Ottocento e attribuita a un teatro greco di V-IV secolo a.C. potrebbe essere propriamente il teatro in cui Alcibiade tenne il discorso ai Katanaioi per convincerli ad allearsi con Atene contro Syracusae.

Il teatro, dunque di epoca greca, venne restaurato nel corso del Primo secolo dopo che Catania diventò colonia romana (sotto Augusto).

Il secolo successivo fu comunque Adriano a "monumentalizzare" l'area (vcino al teatro ci sono terme e vari edifici): viene realizzato un proscenio decorato da marmi, ampliata la scena, create due massicce torri laterali attraverso cui si raggiungevano i diversi piani dell'edificio e aggiunti fregi, statue, bassorilievi e colonne.

Nel mediioevo fu progressivamente abbandonato e venne sfruttato per ricavarne case, l'area dell'orchestra per esempio ospitava una macelleria.

Tra stradelle che tagliavano il monumento da parte a parte e varie modifiche esterne ci fu anche il terremoto della Val di Noto (1693) che rovinò molte delle abitazioni nate sulla cavea.

Nel Settecento viene eretta la via Grotte che tagliava da sud a nord l'edificio mettendo in comunicazione la strada del corso (oggi via Vittorio Emanuele II) con lo spiazzo alle spalle del teatro: la strada, come si nota da alcune antiche fotografie era in comunicazione con alcune strade minori e persino con una piazza ricavate sulla cavea.

Sul finire dell'Ottocento il proprietario del palazzo che si addossa all'Odeon (teatrino vicino), il barone Sigona di Villermosa, fece abbattere l'ultimo fornice per ingrandire il suo palazzo.

Fu li che si mobilitò la Soprintendenza alle Antichità per la Sicilia Orientale, all'epoca diretta da Paolo Orsi, e avviò (finalmente) una campagna di esproprio e liberazione delle antiche strutture mai del tutto completata.

Diversi anni dopo, negli anni Ottanta, una campagna di scavo restituì l'ingresso orientale degli attori. Dalla seconda metà degli anni Novanta venne riaperto il cantiere di scavo ma già dagli anni Settanta era usato per gli spettacoli.
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