STORIA E TRADIZIONI
Tra mito e devozione: la città in Sicilia che si "accende" per l’Arcangelo che la protegge
La figura maestosa, intrecciata con miti e leggende, è simbolo di protezione e speranza per il popolo nisseno. Ogni racconto sembra sospeso tra realtà e mistero

San Michele Arcangelo
La figura maestosa, intrecciata con miti e leggende, è diventata il simbolo di protezione e speranza per il popolo nisseno. Ogni racconto che lo riguarda sembra sospeso tra realtà e mistero, tramandato di generazione in generazione, come un filo d'oro che attraversa il cuore della città.
Le radici di questa profonda devozione affondano in un'antica leggenda, dove il destino di Caltanissetta e quello dell'Arcangelo si intrecciarono per sempre.
Si narra che, secoli fa, Fra Francesco Giarratana, un frate cappuccino ebbe un'esperienza mistica: l'Arcangelo Michele gli apparve, promettendo protezione eterna alla città e ai suoi abitanti.
Fu un momento che segnò l'inizio di un legame spirituale indissolubile, una sorta di patto sacro tra cielo e terra, che ancora oggi infonde un profondo senso di sicurezza nei cuori dei nisseni.
Uno degli episodi più toccanti e significativi di questa relazione risale al 1625, quando la peste nera colpì duramente la città. La disperazione dilagava, le famiglie erano divise e le strade si riempivano di silenzio e paura. Ma proprio in quel momento oscuro, secondo la leggenda, San Michele intervenne miracolosamente. Si dice che difese le mura della città, impedendo ai malati di oltrepassarle e diffondere il contagio.
Addirittura, si narra che impedì l’accesso in città ad uno dei malati che tentava di violare le difese, manifestando la sua presenza in modo tangibile e potente.
Fu allora che Caltanissetta, riconoscente e commossa, scelse San Michele come suo patrono. Eppure, prima di quel fatidico 1625, il protettore della città era un’altra figura: un crocifisso ligneo molto antico, conosciuto come Cristo Nero.
Nonostante il passaggio di patronato a San Michele, la devozione per il Cristo Nero non si è mai affievolita, e ancora oggi il suo culto rimane vivo, a testimonianza della profonda spiritualità dei nisseni.
Ogni anno, l’8 maggio, Caltanissetta celebra l’apparizione di San Michele con una solenne processione, mentre il 29 settembre si svolge la festa vera e propria in suo onore.
La città si trasforma: le strade si riempiono di colori, di preghiere e di canti, e la statua dell’Arcangelo, imponente e solenne, viene portata in trionfo per le vie della città.
Questa scultura, risalente al 1600 e opera di Stefano Livolsi, uno scultore di Nicosia, raffigura l’Arcangelo con corazza ed elmo, pronto a sconfiggere il male rappresentato dal diavolo che schiaccia sotto i suoi piedi. Ogni dettaglio di quella statua racconta una storia di vittoria, di luce che trionfa sulle tenebre.
Ma dietro la maestosità di questa celebrazione c'è anche una storia umana e misteriosa. Si racconta che lo scultore Livolsi, incaricato di creare il volto del Santo, incontrasse continue difficoltà. Nessuna delle sue creazioni sembrava adeguata a catturare la bellezza e la potenza dell'Arcangelo.
Esausto, si addormentò di fronte alla sua opera incompleta, e al risveglio trovò il volto del Santo miracolosamente plasmato, perfetto e divino, come se una mano celeste avesse completato il suo lavoro. In questa occasione, la città non è solo spettatrice, ma protagonista di un rito che celebra non solo la devozione, ma la speranza e la gratitudine.
La festa di San Michele non è solo un evento religioso, ma un'esplosione di devozione popolare, un’occasione in cui il sacro e il profano si mescolano in un abbraccio collettivo. La processione è aperta dai bambini, vestiti con il tradizionale costume del Santo, seguiti da una banda musicale che accompagna i passi lenti e solenni dei fedeli.
La caratteristica principale di questa manifestazione è la devozione tangibile di chi, per grazia ricevuta, segue il fercolo del Santo a piedi scalzi, in un gesto di ringraziamento e penitenza.
Le grida di "E gridammu tutti! Viva u Principi San Michele Arcangilu!" risuonano nelle strade, unendo voci e cuori in una preghiera collettiva che si eleva verso il cielo. In questo rito si fondono sacro e profano, tradizione e fede, in un'esplosione di devozione popolare.
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
|