ITINERARI E LUOGHI
Tra alberi monumentali nei boschi di Sicilia: i luoghi più belli dove ammirare il foliage
Tra alberi monumentali ora si può vivere il momento suggestivo e unico del foliage, quel fenomeno straordinario che permette di assistere al cambio di stagione
Laghetto Madria del Conte - Madonie (foto di Alessio La Grassa)
Non solo grandi dimensioni quindi, non solo botanica ma un elevato valore paesaggistico e culturale, scrigni come libri dentro i quali leggere il passato.
Svolgono un importante ruolo da un punto di vista ecologico, spesso al loro interno racchiudono ecosistemi particolari grazie alle loro caratteristiche insolite tra gli ampi solchi o i rami che li rende fondamentali e piccole bolle di biodiversità del nostro sistema natura.
Sono detti I "monumenti della natura" alberi appartenenti a specie sia autoctone che alloctone, purché abbiano determinate caratteristiche e rientrano in questa categoria sia quelli localizzati in contesti selvatici ma anche all’interno di centri urbani o in complessi architettonici come ville, monasteri, orti botanici.
E in Sicilia? E ce li abbiamo tutti…o quasi! L’autunno è uno dei momenti migliori per andarli a vedere, soprattutto, perché arriva il momento suggestivo e unico del foliage, quel fenomeno straordinario che permette di assistere al cambio delle livrea di molti alberi nei boschi siciliani, fino a quando arriva l’inverno e tutto cade in letargo, anche questi maestosi sacri esemplari.
Andiamo sulle Madonie, qui c’è proprio un sentiero fatto apposta, il sentiero degli alberi monumentali di Pomieri, sulla SP 54 per piano Battaglia. Ben tre alberi monumentali che si trovano a circa 1300 metri di quota, in un ambiente boschivo misto di rovere e agrifoglio, lecci e faggi.
La prima ad incontrarsi è una rovere: detta la Rovere di Pomieri di circa 800 anni e un altezza di circa 22 metri, uno straordinario tronco di circa 7 metri di circonferenza che a due metri dal suolo si trasforma in un candelabro con quattro grosse branche con una chioma ampia e arrotondata che occupa circa 450 mq di superfice.
A pochi passi più in la un Acero Campestre di circa 500 anni, alto 15 metri presenta un tronco robusto che raggiunge 1,30 dal suolo una circonferenza di 4,20 metri. Ha una caratteristica dovuta ad un ingrossamento con neoformazioni di origine batterica che lo rendono strano, quasi multiforme.
L’ultimo l’Acero Montano di Passo Canale, la cui età è di circa 400 anni, alla cui base squarciata in una profonda cavità si può pure entrare, osservando da sotto i suoi 6 metri di lunghezza e la sua chioma proietta al suolo un ombra di circa 300 m2 di superficie. Probabilmente la profonda cavità è dovuta all’intervento di un fulmine e da una attività di funghi e carie da batteri del legno.
Pur essendo diffuso in tutta la Sicilia, il carrubo costituisce nelle provincie di Ragusa e Siracusa veri e propri popolamenti che, alternati o frammisti a olivi, esprimono uno dei più caratteristici paesaggi colturali dell’isola.
Qui spicca il carrubbo di Cammaratini - Ceratonia siliqua - con la chioma rotondeggiante e molto folta, rigogliosa e compatta e che si apre su un tronco ad un’altezza da terra di 1,5 metri, caratterizzato da cavità e lesioni, costolature che rendono onore e conto di quella che è la veneranda età che si stima si aggiri sui 600 anni.
Si trova in un fondo privato a bordo strada, nella contrada di Cammaratini da cui prende il nome appunto, esemplare di quelli più belli che si può ammirare anche se è un sempreverde che non cambia livrea e non perde il fogliame vale la pena vederlo in un viaggio nella campagna di Modica.
Ci spostiamo di territorio e andiamo a Mascali nel catanese, dove troviamo un castagno con il duplice nome: Il Castagno della Nave, o Castagno di S. Agata o Arrisbigghiasonnu L’età di questo grande esemplare - Castanea sativa - è all’incirca tra 1000 e 2000 anni, se consideriamo la ceppaia, ovvero la base, ed è annoverato, secondo alcuni studi, come il secondo castagno d’Italia per antichità e grandezza.
Questo enorme castagno si trova all’interno di un campo coltivato nel comune di Mascali eretto su una ceppaia che sembra lo scafo di un veliero, ecco perché chiamato della Nave, dalla cui base partono tre diramazioni, detti polloni, dei quali il più grande ha una circonferenza di 4m e in totale il tronco misura 25m.
È anche chiamato Castagno di S. Agata o Arrisbigghiasonnu - risveglia sonno - perché passando sotto i suoi rami più bassi i carrettieri si svegliavano dato che non riuscivano a scansarli, ma anche per il frastuono degli uccelli che abitavano la sua chioma e cinguettavano tutto il giorno.
L’albero si trova non distante, circa 600 m dall’altro e famoso Castagno detto “dei Cento Cavalli”, lungo la strada provinciale 84 che unisce Sant’Alfio a Linguaglossa ad un incrocio sul confine con il comune di Mascali (CT).
All’inizio del sentiero per Monte Zoccolaro, ai piedi di monte Pomiciaro si trova un bellissimo Faggio che ha preso lo stesso nome del monte le cui dimensioni ragguardevoli, alto venti metri e con una circonferenza al tronco di sette metri e mezzo, si attestano all’età di circa 200 anni.
Può essere considerato come un relitto del periodo oceanico del postglaciale con un clima umido e freddo differente da quello attuale del suo ambiente.
All’interno faggeta di Pizzo Fau sui Nebrodi, immersi in una scenografia bellissima e selvaggia, c’è il popolo degli aceri monumentali, due su tutti gli altri da sottolineare sono "l’acero montano dei centosette" e "l’Acerone dei Nebrodi" annoverato tra i più grandi d’Italia, una pianta con una circonferenza di quadi 9 metri, misurata a 1,30 m dal suolo, con un’età stimata intorno ai 900 anni.
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