CURIOSITÀ
Smascherò una truffa in vasca da bagno: la storia dell'epico "Eureka" di Archimede
Grazie a un'intuizione durante un bagno caldo, il noto scienziato e matematico Archimede svelò l'inganno della corona e cambiò per sempre il mondo della fisica
Archimede nella vasca da bagno
“Eureka” ti dice qualcosa? Se ti è venuto in mente Archimede, hai fatto centro.
Al genio siracusano va proprio il merito di aver diffuso questa espressione indenne a secoli e usata nel gergo comune quando arriva la soluzione a un problema.
In questo caso, il problema era la più grande truffa del suo secolo su una corona e Gerone II, re di Siracusa.
Una storia fra pregiato e scadente, bugia e verità, empirico e teoretico le cui testimonianze esistono anche grazie all’architetto Vitruvio e al suo trattato “De Architectura” (15 a.C. circa).
Tutto ha inizio quando Gerone II per ingraziarsi le divinità e ricevere benevolenza chiama a corte il più bravo orafo del regno con un obiettivo prezioso: realizzare un diadema splendente e interamente d’oro. Dell’oro fornito dalla corte, s’intende.
Stabiliti compenso e quantità del materiale prezioso, entro un mese la corona doveva debuttare a corte.
Se non fosse che un dubbio s’insinua nella mente di Gerone II.
Più guardava la corona in tutta la sua maestosità, e più luminoso era il sospetto che fosse troppo: troppo bella, troppo perfetta, troppo tutto per il costo assai esiguo.
Fra le ipotesi che affliggevano il sovrano una su tutte avanzava prepotente: avrà trattenuto una parte di oro della corona per sé e sostituita con qualcos’altro?
Il sospetto di truffa era tale da richiedere l’intervento a corte di Archimede.
Dispensatore di consigli e informazioni alla comunità, lo scienziato e matematico arriva alla soluzione per caso e non nel suo studio, ma in una “location” di pulizia di pensieri e corpo; letteralmente.
Durante un bagno caldo per schiarirsi le idee nota che immergendosi nella vasca colma fino all’orlo il liquido aumenta; più si immerge, più l'acqua trabocca. Questo fino alla completa immersione.
Dando poi una sbirciatina al liquido complessivo caduto dalla vasca arriva la folgorazione: la quantità di acqua per terra corrisponde al volume del suo corpo.
La frenesia della scoperta lo porterà dalla vasca alla strada, con le sue beltà sotto lo sguardo di persone allibite e un fragoroso “Eureka, eureka!”.
Quell’esclamazione “ho trovato” lo consacra alla storia insieme alla teoria: introdotto un oggetto in un contenitore d’acqua, esso occupa un certo spazio al posto del liquido. E la quantità di acqua che trabocca dal contenitore è pari al volume dell’oggetto immerso.
Ma il suo compito non finisce qui.
Ha ancora l’ultimo passaggio: dimostrare che la corona è d’oro solo in parte.
Forte della sua scoperta e munito di un pezzo d’oro pari al peso della corona, lo immerge in un vaso colmo fino all’orlo e raccoglie la quantità di acqua versata.
Ripete il gesto con un pezzo d'argento, ma la quantità d’acqua caduta è diversa da quella dell'esperimento precedente.
Terza e ultima volta: l'esperimento tocca alla corona commissionata. Ebbene, l’acqua versata aveva una quantità intermedia fra quella dell’oro e dell’argento precedentemente immersi. Ergo: la corona era in parte d’oro e in parte d’argento.
Inutile dire che l’orafo venne subito condannato a restituire l’oro e il compenso (sic!).
La morale della vicenda, che si è guadagnata un posto speciale nella storia, potrebbe rispecchiare il detto abusato e intransigente “Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio”.
Ma forse più di un detto sarebbe sempre utile porsi delle domande e osservare bene ciò che abbiamo di fronte, che siano cose o persone.
Ultimo insegnamento, e non per importanza, che il bagno è un luogo pieno di stimoli.
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