CRONACA
Si chiude un'epoca a Palermo: dopo 40 anni addio alle giostre del Giardino Inglese
Chi da piccolo non c'è stato almeno una volta, magari di domenica. Non sembra neanche vero eppure il parco giochi sarà smantellato: ecco perché e cosa succede
Le giostre del Giardino Inglese (foto Facebook)
La decisione dei giudici amministrativi arriva dopo un lungo contenzioso con il Comune. I giostrai Carbocci, gestori dagli anni Settanta del secolo scorso, dovranno quindi liberare e lasciare l’area del parco in prossimità dell'ingresso di via delle Croci. Gli avvocati di questi ultimi si dicono già pronti a ricorrere in «appello al consiglio di Giustizia Amministrativa, per far valere le ragioni dei giostrai», come dichiarato su diversi siti locali lo studio legale Palmigiano che rappresenta i Carbocci.
Una sentenza che è il culmine di una vicenda che dura da anni: ossia da quando alla scadenza della concessione, avvenuta il 31 dicembre 2020, i giostrai hanno presentato una richiesta di proroga al Comune. Domanda che è stata però respinta dall'amministrazione dopo il no della Soprintendenza ai Beni culturali.
Nel frattempo, l'anno scorso, al Giardino Inglese sono cominciati i lavori di riqualificazione (tuttora in corso), finanziati dal Pnrr e si è posto il problema se chiudere o meno l'area giochi. I giostrai sono rimasti operativi sul posto, sostenendo che la loro attività non sarebbe stata d'intralcio ma secondo il Tar, la presenza delle giostre è "incompatibile con i lavori". I giudici amministrativi hanno così ordinato lo sgombero.
Insomma quale sarà il futuro del parco giochi del Giardino Inglese? Una domanda alla quale, ad oggi, è difficile rispondere considerato che la Soprintendenza ha definito l'area di "interesse culturale" e qualsiasi autorizzazione deve essere sottoposta prima al parere dei Beni culturali.
Il Comune sembra protendere verso la strada di un bando pubblico ma sempre dopo e solo se la Soprintendenza dà il suo ok.
«Siamo a fianco degli imprenditori – ha dichiarato l’assessore alle attività produttive Giuliano Forzinetti – e vogliamo tutelare le realtà produttive esistenti, soprattutto quelle storiche con decenni di attività alle spalle, ma in questo caso non avevamo altra scelta.
I lavori di riqualificazione della villa e la dichiarazione di interesse culturale da parte della Soprintendenza hanno imposto iter amministrativi diversi dal passato. Attualmente c'è in corso un'interlocuzione fra gli uffici del Patrimonio e quelli delle Attività produttive. Credo la scelta da seguire sia quella del bando pubblico».
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