CURIOSITÀ
Si chiamava "via Djmonia", il motivo è un mistero: qual è la nota strada di Palermo
Non è molto chiaro il motivo di questo toponimo, ma proveremo a dare una risposta. Nei secoli la via cambiò più volte nome fino ai giorni nostri
Via del Protonotaro a Palermo
Perché? Non è molto chiaro il motivo di questo toponimo, ma proveremo a dare una risposta. Nino Basile cita un documento del 1440 in cui la via aveva già assunto tale nome.
L'atto riguarda la concessione di un ospedale da parte di Simone Artale, figlio di Tristano, all'”Ospedale grande e nuovo col titolo dello Spirito Santo”: «con atto 10 giugno VII ind. in notar Giovanni Traverso da Palermo, diede alla pia opera in compenso del podere Viscomia, da lui alienato in favore di Giovanni de Calvello, “l'Ospicio grande con la cappella di san Giorgio con l'ius patronato di detto nobile signore Simone de Artale ereditario sito a posto nel Cassaro nella Ruga chiamata di la Djmonia...».
Si ha però una assonanza con altri nomi di famiglie siciliane del passato. È il caso ad esempio degli Ademonia detti anche Ebdemonia o Timonia.
Si tratta di un'antica famiglia sveva «portata in Sicilia da Landolfo Ademonia ai servizii di Enrico VI da cui si ebbe pei suoi servizii militari la Castellania di Castello a mare di Palermo, ed il governo delle fortezze del regno. Egli si stabilì in Palermo ove fondò la sua famiglia, della quale fiorirono Enrico che fu senatore, e Niccolò che molta parte si ebbe a scacciar dall'isola i Francesi».
Tale Nicolò o Nicola di la «Dimonia miles Siciliae, della famiglia patrizia palermitana de Ebdemonia» fu zecchiere di Messina nel 1279 e uno dei quattro militi designati come capitani di Palermo dopo la rivolta del Vespro.
Oltre alla somiglianza del nome tra Djmonia e Ademonia o Ebdemonia e Timonia, si registra anche in alcuni atti del XIV secolo una strana coincidenza rispetto all'atto notarile poc'anzi citato, ovvero la vendita compiuta da alcuni eredi di un certo Filippo Ebdmonia di un hospicium magnum nel 1345: «Gugliemo Ebdemonia, nobilis dominum miles che con la domina Signorella sua moglie vendette per 21 onze al notaio Giovanni de Vitali un hospicium magnum che era appartenuto alla domina Filippa de Incisa».
In sostanza la “Ruga di la Djmonia” potrebbe aver preso il suo nome dalla famiglia Adimonia Ebdemonia o Timonia. I resti dell'hospicium o della casa di Simone Artale, come suggerisce Nino Basile, sono ancora evidenti nella via Protonotaro: finestre bifore e bicrome in stile gotico-chiaramontano ed altre aperture quattrocentesche.
Nei secoli successivi la via cambiò più volte nome in seguito alla costruzione o al passaggio di proprietà delle case che prospettavano sulla stessa via: «Un secolo dopo la “Ruga di la Djmonia” prese il nome di strada di Fiumesalato dal titolo di Barone di Fiumesalato che godeva la famiglia Galletti allora proprietaria della casa con la annessa antichissima chiesetta di S. Tommaso cantuariense, casa e chiesa ora posseduta dai Papè principi di Valdina».
La casa dei Papè fu anche posseduta dai Leofante, dagli Afflitto, dagli Opezinga e dagli Spinola. Ma l'attuale via del Protonotaro assume il nome dai principi di Valdina: «Originari di Anversa stabilitisi a Palermo nella prima metà del Cinquecento, i Papè detennero in Sicilia l'ufficio di Protonotaro del regno, acquistato nel 1624 da Cristoforo Papè, sino al 1819.
Diventano principi di Valdina in seguito al matrimonio, celebrato intorno alla metà del XVII secolo, tra Paola Vignolo Papè e Andrea Valdina, marchese della Rocca e principe di Valdina ebbe origine il ramo Papè-Valdina. Furono anche duchi di Pratameno e Rebuttone sul feudo di Vallelunga, e marchesi della Scaletta».
Non vi resta che recarvi in via Protonotaro consapevoli del fatto che cambierà presto il suo aspetto: è infatti previsto il restauro di Palazzo Papé nel 2025.
(Per approfondimenti confronta Palermo Felicissima di Nino Basile Vol. III pag. 93; Collezione di testi siciliani dei secoli XIV e XV del centro di studi filologici e linguistici siciliani; Repertorio della feudalità siciliana 1282-1390; Il Blasone in Sicilia di Vincenzo Palizzolo Gravina).
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