CULTURA
Sette fate per decidere le sorti degli uomini: l'antica storia della piazzetta di Palermo
Di fronte al monastero di Santa Chiara si trova una torretta abbandonata: a dare il nome a questo slargo in centro storico a Palermo c'è una storia magica e leggendaria
La torre di piazzetta Sette Fate a Palermo
Il piccolo slargo si trova davanti al Monastero di Santa Chiara, nel quartiere Ballarò, e ha di sicuro una storia interessante che non tutti conoscono.
Come tanti altri vicoli di Palermo, anche la storia di questo piccolo cortile è legata a fantastiche presenze e miti tramandati di generazione in generazione: in questo caso si parla di sette creature magiche e di una leggenda che viene raccontata ancora oggi grazie a qualche anziano "testimone dei fatti".
Pitrè ce la racconta in dialetto siciliano nel suo libro "Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano", dicendo testualmente che 'ntra stu curtigghiu di li setti Fati [...] la notti cci vinìanu sette donni di fora, tutti una cchiu bedda di ‘n’àutra (In questo cortile delle Sette Fate [...] la notte venivano sette donne "di fuori" una più bella dell'altra).
Per "donne di fuori " si intendevano (e intendono) delle creature magiche: un po' fate, un po' streghe, comunque legate al mondo degli incanti, in grado di interagire tanto con i vivi quanto con i morti, legando i due mondi. Donne in carne ossa, capaci di apparire e sparire e di conoscere i meriti e le colpe di chi camminava sulla loro strada.
Questo concetto è più chiaramente spiegato nel libro "Fate, sibille e altre strane donne" della professoressa Elsa Guggino, docente di Storia delle Tradizioni Popolari all'Università degli Studi di Palermo e fondatrice della casa editrice Folkstudio, che tra i tanti racconti raccolti per spiegare le donne di fora, comprende anche qualche aneddoto su piazzetta Sette Fate.
Secondo le testimonianze raccolte dalla studiosa, le donni di fora abitavano nella torretta della piazza, o comunque, lì si riunivano. I loro intenti non erano sempre positivi: le loro riunioni erano volte anche a stabilire a chi fare del bene e a chi fare del male.
La torre, in realtà, serviva per distribuire le acque del fiume Gabriele alla città, eppure durante la notte si diceva che si vedessero luci e colori.
A ogni modo, che sia leggenda, verità, folklore o tradizione, il nome del cortile resta impresso in chiunque vi si imbatta, così come la presenza della piccola torre disabitata.
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