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Se non sei al sicuro, chiama subito: in Sicilia c'è una chat di studenti aperta a tutti

Ti sarà capitato di camminare da sola accelerando il passo con il desiderio di fare una telefonata per sentirti più al sicuro: ecco una nuova iniziativa

Alice Marchese
Giornalista
  • 24 aprile 2025

Il nuovo gruppo Whatsapp per sentirti più al sicuro

Ti sarà sicuramente capitato almeno una volta di camminare da sola per strada con il passo accelerato e col desiderio di chiamare qualche amico per aver compagnia e sentirti così più al sicuro, ma cacci via il pensiero perché è troppo tardi e hai paura di disturbare.

Adesso puoi farlo e, grazie alla determinazione e alla cura di Samuele Lombardo, studente di 21 anni del corso di laurea di Infermieristica all’Università di Messina, è stata creata una chat su Whatsapp di studenti fuorisede accessibile a tutti purché siciliani, così da riuscire a monitorare al meglio ciò che accade.

«Tutto ha avuto inizio una sera. Stavo parlando con una mia amica - ci racconta Samuele - e stavamo discutendo su quanto la sicurezza delle ragazze sia precaria, soprattutto quando si ritrovano da sole per strada.

Ad esempio quando ricevono attenzioni non gradite come sguardi insistenti o nel peggiore dei casi quando vengono seguite.

Anche questa mia amica ha avuto una spiacevole esperienza di questo genere ed è stato automatico dirle "Ma perché non mi hai chiamato?" e lei mi ha risposto dicendo che non le era venuto in mente.

E mi è dispiaciuto parecchio. Sono abituato con mia mamma che mi ha sempre detto "Se ti senti a disagio da solo alla fermata, chiamami".

Da lì ho pensato di dare a tutti la stessa possibilità e ho avuto l'idea perché è terribile che ancora si verifichino queste cose. Può capitare davvero a chiunque.

Lo scorso ottobre ho aperto un gruppo su Whatsapp “SOS CHIAMATA”, nato per offrire supporto immediato a studenti in difficoltà.

Ho fatto girare la voce per aggiungere persone e avere in un secondo momento una gestione migliore e più precisa. Principalmente è dedicata ai fuori sede, ma è aperta a chiunque ne abbia bisogno.

Ad oggi conta oltre 700 partecipanti e rappresenta una rete spontanea di ascolto e aiuto tra colleghi».

Per entrare nel gruppo è necessario soltanto cliccare su questo link e aspettare di essere accettati. Da lì segue un regolamento in cui sono esplicitamente vietati gli spam, sia privati che nel gruppo stesso.

È consigliato fissare la chat in alto, così qualora ci sia un'emergenza, non si rischia di perdere tempo cercando il gruppo tra le proprie conversazioni.

Nel momento in cui qualcosa vi preoccupa, scrivete e ci sarà qualcuno pronto a darvi supporto. Attualmente sono 10 gli amministratori attivi.

«Ognuno sceglie il proprio modo di comunicare nel gruppo che sia con un messaggio, con la posizione, o con un'emoj.

Chiunque abbia bisogno di stare in chiamata mentre si trova in giro e non si sente al sicuro, può avviare la chiamata direttamente nel gruppo. Chi è disponibile risponderà il prima possibile.

Siamo molti fuorisede, tutti in Sicilia fino alla Calabria. Se si accettano altre persone di altre regioni, la situazione si complica perché non è semplice identificare i luoghi».

Samuele è anche un insegnante tecnico di karate e pratica questo sport da quando aveva 8 anni e non ha più smesso: «Il rispetto e l'educazione sono due valori che le arti marziali ti conferiscono e fanno parte di me.

Per questo motivo, grazie al supporto delle associazioni Orum e Morgana dell'Università di Messina, ho organizzato una giornata di difesa personale e mi sono accorta dell'elevata partecipazione femminile.

L'allenamento comincia con il riscaldamento, ma un po' più speciale. Quello che mi piace è far divertire la gente insegnando

Si prosegue con la dimostrazione in cui i vari tecnici fanno la dimostrazione che i partecipanti replicheranno sotto la nostra supervisione.

Ad esempio: si impara a sviare una presa, a capire se sta arrivando un attacco e a schivarlo senza tirare calci o pugni.

Ma non solo. Sono previste anche tecniche antistupro dedicate alle ragazze, come evitare la presa al polso o lo strangolamento.

La cosa più bella è dare voce a chi ha bisogno di una voce e di difesa.

Dopo quello che è successo a Sara, ma come anche in altri casi di femminicidio, da ragazzo penso che non deve succedere niente di tutto questo.

Se è no, è no e resta sempre così. Non conoscevo Sara pur essendo a Messina, lei seguiva un altro curriculum di infermieristica.

Ma quello che penso è che perseverare con comportamenti irrispettosi porta a tragedie di questo tipo e nel mio piccolo voglio che questo non accada più e che qualcosa finalmente cambi».
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