STORIE
Se il colpo di fulmine arriva in Sicilia: che cos'è "a virrinedda" degli innamorati
Quando l'amore ti travolge è difficile indietreggiare e a raccontarcelo sono anche Rosa Balistreri e Mario Incudine con "Na virrinedda": cos'è questa scelta "fulminea"
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Na virriniedda
Un attrezzo da carpentiere con un punteruolo a elica; per intenderci, oggi avrebbe le sembianze di un trapano. E nella tradizione musicale siciliana diventa supporto, dalle dimensioni ridotte, per trovare sollievo alla mancata vista dell’innamorata nella canzone “‘Na virrinedda”.
Il testo, cantato da artisti come Rosa Balistreri e Mario Incudine, è un’ode concepita forse dallo scrittore menenino Luigi Capuana. “Forse”, perché si ritiene faccia parte di alcuni canti popolari risultato della sua attività falsificatoria.
Appartenenza o meno a Capuana, quello che si può notare sin dalle prime strofe è la smania e la passione di un uomo per una donna.
Se solo l’uomo ne avesse una con sé, da un buco della soglia assisterebbe alla sua adorata, denudazione inclusa prima di andare a letto.
Davanti alla bellezza accecante di lei, l’innamorato inerme avanza una richiesta: lasciare socchiusa la porta, così da farle visita.
Ma dalla richiesta nella realtà, alla poesia nella dimensione del sogno il passo è breve. Così, quasi a prendere tempo, nel testo è chiamata in causa una barca inviata direttamente dalla dea dell’amore.
E in questo preciso istante le domande avanzano: è l’arrivo della donna in paese o in città oppure quella stessa barca è lei, invocata come salvezza? Poco importa, perché in quella frazione temporale tutte le sfere celesti sorridono e tutti gli specchi del mare tremano.
Così, in un lampo, il sogno sfuma e si torna alla realtà, dimensione velata di estasi. La visione della donna è sempre più stilnovista, dalle sembianze fino al potere di far dimenticare le pene e far sbocciare i fiori. Bellezza e luce tali, da illuminare quella stanza tanto bramata.
E se pensiamo che questa canzone sia solo una mera serenata della passione o del desiderio sessuale da bruciare in un solo giorno o notte, le parole dell’uomo ci riportano sulla via dei sentimenti.
Sembra quasi di vederla la sua anima, come dice, incatenata e perduta di desiderio mentre prostrato ai piedi dell’uscio affida al vento un “ti voglio bene più del mio respiro”.
Accattari vurria na virrinedda
Vorrei comprare una piccola verrina
di notte la to porta spirtusari
per fare un buco di notte nella tua porta,
vidiri gioia mia quantu sì bedda
per vedere quanto sei bella, gioia mia,
quannu ti spogli prima di curcari!
quando ti spogli prima di coricarti.
E temu ca tu fussi cussi bedda
E temo che tu sia talmente bella
ca l'occhi nun m'avissiru a nurvari
che gli occhi mi si potrebbero accecare.
lassa la porta misa a spaccazzedda
Lascia la porta socchiusa,
ca iu stanotti ti vegnu a truvari.
così stanotte verrò a farti visita.
E na varcuzza banneri banneri
E una barchetta con tante bandiere
sta dia d'ammuri ni vinni a purtari
questa dea dell’amore ci ha portato.
ridìanu tutti li cilesti speri
sorridevano tutte le sfere celesti,
trimavanu li specchi di lu mari.
tremavano tutti gli specchi del mare.
Binidittu lu Diu chi ti manteni
Benedetto Iddio che ti tiene in vita,
ca cussi bedda ti vosi furmari!
che volle darti così bella forma!
Spampinanu li sciuri unni ca veni
Ovunque tu vai fioriscono i fiori
lariu tribulatu fa sirinari.
dai quiete alle pene.
Avia li trizzi di na Mantalena
Aveva le trecce di una Maddalena
‘ntesta si miritava na curuna
meritava di portare sul capo una corona.
‘nni la to casa nun ci sta lumera
Nella tua casa non c’è un lume,
lu lustru lu fai tu, stidda Diana.
la luce la emani tu, stella Diana
Catina ca mi teni ‘ncatinatu
Catena che mi tieni incatenato,
catina chi ‘ncatini l’arma mia
catena che incateni la mia anima,
beni ti vogliu cchiù di lu me ciatu
ti voglio bene più del mio respiro
accussì criu ca vo beni a mia
e credo che così tu voglia bene a me.
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