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Qui vai in corso Tugher o a piazza Politeama: "l'effetto Mandela" a Palermo è realtà

In questo (irriverente) articolo vi spieghiamo un fenomeno tipico dei palermitani, ossia l'abitudine di tramandare fatti mai accaduti e modi di dire sbagliati

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 18 marzo 2025

In tempi ardui e complessi come quelli attuali un po’ di cultura non può che aiutarci a comprendere meglio le cose. Facciamo qualche esempio.

Le oloturie - per noi solo raccapriccianti minchie di mare - in Asia sono considerate un piatto prelibatissimo: possono arrivare a costare fino a 3000 dollari per kg. I cinesi, decisamente più eleganti di noi, la chiamano 海参 (ginseng di mare).

Cleopatra fu l'ultimo faraone d'Egitto. Quando nacque (69 a.C.) le piramidi erano già state costruite da circa 2500 anni. Questo significa due cose: a) c'è più tempo tra Cleopatra e la costruzione delle piramidi che tra noi e la nascita di Cristo. b) Cleopatra ha vissuto temporalmente più vicina alla nascita del McDonald's che alla costruzione delle piramidi.

Fino al XIX secolo il suicidio in Gran Bretagna era considerato un crimine. Se catturata, la persona veniva condannata all'impiccagione.

L’autoerotismo è sempre esistito. Secondo i greci le pippette, infatti, erano una invenzione del Dio Hermes e le chiamavano anaphlan.
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Ecco, certe volte diamo per scontate delle cose che scontate non sono.

Spesso e volentieri, specialmente noi siciliani, accettiamo delle credenze condivise solo perché ci hanno detto che è così, perché non bisogna chiedersi il perché, perché è stato sempre in questo modo.

Ebbene, forse non tutti ne sono a conoscenza, ma questo in psicologia risponde al nome di effetto Mandela, ovvero quel fenomeno per cui una moltitudine ha o condivide un falso ricordo di un evento che non è mai accaduto o che è accaduto in modo diverso da come viene ricordato.

Per questo motivo, ma anche perché per il medico mi ha sostituito la melatonina con l’abbonamento alla rivista "Annual Review of Sociology", è mio interesse indagare su quelli che sono gli effetti Mandela più comuni nei palermitani o in genere nei siciliani.

Santa Rosalia non è l’unica patrona di Palermo. Rosalia Sinibaldi, alias la Santuzza, non è la sola patrona di Palermo ma semplicemente la più recente. Prima di lei: Agata, Cristina, Ninfa e Oliva, raffigurate sottoforma di statue ai Quattro Canti. Il motivo dell’assenza di Rosalia nel monumento è semplice: quando cominciò ad essere realizzato (1608) le ossa di Santa Rosalia non erano ancora state trovate, ergo nessuno la conosceva.

Poi c’è, mischinieddu, San Benedetto il Moro che visse nel convento di Santa Maria di Gesù, ma che non se lo fila nessuno. Femministi!

I “Quattro Canti” non si chiamano così. Il vero nome del monumento è piazza Villena, regalo che fece alla città il viceré spagnolo Giovanni Fernandez Paceco marchese di Villena, autointestandolo a sé stesso. Fu proprio lui, nel 1608, a dare il primo colpo di martello a una casa diroccata che fu abbattuta per lasciare posto all’opera.

Il panino con la milza non è palermitano e non è solo con la milza. Fermo restando che i palermitani doc non lo chiamano pani ca meusa, ma pani ca mievusa, non è nemmeno troppo palermitano perché fu inventato dagli ebrei. O meglio, fino a 1492 (anno dell’editto di espulsione) a Palermo c’era una grossa comunità ebraica.

Non potendo recepire compenso dall’atto di scannamento dell’animale (per questioni religiose), molti ebrei che lavoravano nei macelli si facevano ripagare con le frattaglie. Fu loro l’idea di cuocerla nello strutto (na saimi) e rivenderla.

Poi, sì, nel 1800 furono i palermitani a metterlo nelle focacce (ma noi mettiamo dentro il pane tutte cose). Ah, la milza è l’ingrediente che lo compone solo in minima parte. La parte preponderante è il polmone. Attencion plis: la trachea (i caddicieddi) non deve mai mancare, m’ansinnò unn’è pani ca mievusa.

Corso Tugher è intestata a un ungherese. Nonostante Lajos Tüköry, dall’alto della nostra naturale propensione per le lingue straniere, ci siamo giustamente sempre arrogati (ma senza arroganza) il diritto di spiegare agli ungheresi (e al mondo intero) che si pronuncia corso Tugher e non Tüköry.

In realtà è una storia d’amore mai sbocciata. Rimasto disoccupato dal conflitto italo-austriaco, fu assoldato da Garibaldi per l’Impresa di “fare” l’Italia. Nel tentativo di irrompere dentro Palermo fu ferito ad un ginocchio da un colpo di fucile. Lo porteranno per le cure in una casa sita in via del Bosco 49, dove, il 6 giugno 1860, morirà a causa di una gangrena.

Noi non lo abbiamo mai amato troppo, perché gli anti-garibaldini gli danno del mercenario, lui, magari, se avesse potuto scegliere, avrebbe scelto di morire a casa sua, soprattuto sapendo di avere ancora tutti questi haters dopo quasi 170 anni.

L’uomo del sale, l’ombrellaio, l’arrotino, aggiustiamo cucine gas, non sono la stessa persona. Nonostante per i più romantici possa trattarsi una sorta di gruppo di supereroi, tipo Avengers, con il compito di salvare il mondo, sono semplicemente cristiani che si stanno vuscando il pane. Se avete invece pensato che si tratti della stessa persona vi consigliamo di contattare il vostro psicoterapeuta perché potreste avere un problema.

Sempre in psicologia, infatti, la Sindrome di Frégoli è un disturbo psicotico raro in cui una persona crede che diverse persone siano in realtà la stessa persona che cambia aspetto, o che si mascheri in vari modi.

I territori della Turchia non comprendono la totalità dell’Africa e del Medioriente, più un pezzo dell’Asia Minore. Sperando che questa cattiva abitudine figlia degli anni 80’-90’ stia svanendo, ogni venditore ambulante che proviene da un triangolo compreso tra Tunisi, Cape Town e Islamabad, per è il palermitano è ineluttabilmente u tuiccu.

A parte che i turchi non sono neanche troppo scuri, se dopo tutti questi anni li chiami ancora così sei invecchiato male, praticamente sei diventato un nonnominkia.

Piazza Politeama? Ma unni?! Forse solo se stai riproducendo Palermo su FarmVille hai una minima lontanissima speranza che il sindaco te la intitoli così. Quella vera è solo e soltanto piazza Castelnuovo.

Si chiama così perché al centro c’è una statua (sconosciuta ai più) che somiglia ad Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, ma che in verità raffigura Carlo Cottone, principe di Castelnuovo.

Poverino, non gode di tanta fama. L’unico tributo che gli ho visto fare negli anni è stato un ex locale (Cotton Club), che con la scusa di ispirarsi all’omonimo jazz club di New York schiacciava l’occhio pure al Castelnuovo (forse), dove ci si ubriacava allegramente strafottendosene di Carlo Cottone. Solo di fronte, il (teatro) Politeama Garibaldi.

Ebbene, si è fatto tardi ed io, con britannica precisione, come gli inglesi all’ora del tè, devo fare merenda con il panino con la milza. Vi do appuntamento ai prossimi effetti mandela dei palermitani e, intanto, vi rinnovo il promemoria: i caddicieddi non devono mai mancare, m’ansinnò unn’è pani ca mievusa….
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