CINEMA E TV

HomeNewsCulturaCinema e Tv

Qui la puzza ti uccide, "Toxicily": ​​​​​​​un film racconta il quadrilatero siciliano della morte

Un docufilm sui drammi quotidiani degli abitanti di Augusta, Priolo e Siracusa, a pochi passi dal polo petrolchimico che in 70 anni ha devastato una delle più belle coste siciliane

Balarm
La redazione
  • 12 aprile 2024

Per visualizzare questo video, dai il tuo consenso all'uso dei cookie dei provider video.
«Meglio morire di cancro che di fame».

È il tragico motto che aleggia a nord di Siracusa, fra le ciminiere del polo petrolchimico che in settant'anni ha devastato una delle più belle coste della Sicilia, creando una vera e propria emergenza sanitaria e ambientale.

Esce nelle sale il 18 aprile 2024 il documentario Toxicily (Francia-Italia, 2023, 75’) realizzato dal regista francese François-Xavier Destors e dal geografo palermitano Alfonso Pinto.

Il film è prodotto da Elda Productions (Francia) e Ginko Film (Italia) con il sostegno di Eurimages, del fondo Francia Italia CNC MIC, Sicilia Film Commission e Rai Cinema, con il supporto di CRicd – Filmoteca Regionale Siciliana e Ecole Urbaine De Lyon, con il patrocinio di Legambiente.

Costruito attorno agli abitanti che resistono e a quelli che, invece, accettano il compromesso con silenzio o rassegnazione, Toxicily si avventura nei meandri di una zona sacrificata sull’altare del progresso, della modernità e della globalizzazione.
Adv
Nel 1949, nel territorio tra Augusta, Priolo, Gargallo e Melilli, fino alle porte di Siracusa, l'arrivo della raffineria ha permesso di superare le condizioni di un'economia agricola durissima e precaria.

Pescatori, contadini e pastori sono diventati a poco a poco operai, evitando l'emigrazione. L'opportunità di un lavoro stabile e duraturo è ancora il fattore alla base di una rassegnazione e di un silenzio sulle conseguenze delle azioni degli impianti, che hanno reso in 70 anni il territorio un vero e proprio «quadrilatero della morte».

I livelli di inquinamento si spingono oltre ogni immaginazione, basti pensare che nelle acque della rada di Augusta, le fabbriche hanno sversato senza soluzione di continuità sostanze tossiche di ogni tipo: mercurio, piombo, idrocarburi pesanti, esaclorobenzene e policlorobifenili, che mescolandosi con i fondali hanno formato un impasto tossico gigantesco.

L'inquinamento si è insinuato dappertutto, ha pervaso il suolo e il sottosuolo, i pozzi d'acqua e l'aria.

Il mare da cristallino è diventato marrone e un odore nauseabondo caratterizza le giornate di chi abita in zona.

«Qui la puzza ti entra dentro», provocando tumori, malformazioni e altre patologie che nella zona raggiungono valori vertiginosi, al di sopra delle percentuali nazionali, come accertato annualmente dallo studio epidemiologico Sentieri.

È così che la prospettiva lavorativa si è trasformata nel più classico dei ricatti, un copione già visto nelle acciaierie di Taranto: o il lavoro o la salute.

Toxicily s'iscrive in una trilogia, realizzata dal regista francese, consacrata ai crimini di massa, alla follia degli uomini e agli eccessi della nostra civiltà.

Chiude un cerchio di cui fanno parte un lungometraggio documentario girato nel Ruanda (Rwanda, la surface de reparation, 2014) che racconta la storia del genocidio attraverso il ruolo sociale, politico e culturale dello sport in Ruanda e un secondo film girato nella città artica di Norilsk in Siberia, una delle aree piu inquinate del pianeta (Norilsk l’etreinte de glace, 2018).
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

I VIDEO PIÙ VISTI