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Porta la nostra arte nel mondo: è la prima presidente (donna) della Fondazione Sicilia

Maria Concetta Di Natale racconta a Balarm della sua "rivoluzione gentile" nel solco delle gestioni precedenti, ma con la sua impronta ben visibile "al femminile"

Stefania Brusca
Giornalista
  • 21 giugno 2024

Maria Concetta Di Natale, presidente della Fondazione Sicilia

Un incarico per nulla scontato a una persona di innegabile valore, non solo accademico. Maria Concetta Di Natale, storica dell’arte di respiro internazionale, è la prima donna a diventare presidente della Fondazione Sicilia.

Si tratta di un ruolo tradizionalmente ricoperto da nomi prestigiosi del panorama siciliano. Ma il suo non è certo da meno.

L'incarico arriva dopo una lunga carriera all'Università di Palermo nella veste di professore onorario, dopo essere stata docente ordinario, direttore di dipartimento, membro del Senato accademico e delegato del Rettore per le mostre e le attività culturali, ruolo che ricopre tuttora.

Come presidente di un ente sempre più punto di riferimento per i Beni Culturali in Sicilia, intende restare nel solco delle precedenti, autorevoli, gestioni, con l'idea però di lasciare un'impronta ben visibile del suo passaggio.

Quel tocco al femminile sinonimo di attenzione, rigore e sinergia tra gli attori del territorio che sono elementi fondamentali per la tutela e la promozione del patrimonio siciliano, della sua arte e della sua storia.

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«È un'eredità bellissima che mi giunge da due presidenti emeriti - racconta a Balarm Di Natale - che hanno in qualche modo reso di grande valore la Fondazione Sicilia.

Gianni Puglisi, professore universitario, già rettore, quindi parte dalla stessa "cultura universitaria" da cui provengo e poi dall'avvocato Raffaele Bonsignore, che ha dato un input alla Fondazione Sicilia in questi ultimi anni che definirei quasi frenetico, una persona con cui ho avuto la fortuna di lavorare».

Tra le massime esperte di arti decorative siciliane, Maria Concetta Di Natale ha portato alla luce innumerevoli opere e collezioni della Sicilia, proiettando la produzione siciliana moderna in una dimensione europea e ha all'attivo un cinquantennio di studi, mostre e innumerevoli pubblicazioni scientifiche, oggi punto di riferimento per gli studiosi di tutta Europa.

«Entrando nel Consiglio Superiore della Fondazione Sicilia - aggiunge - ho potuto apportare il mio contributo come studiosa di storia dell'arte, in particolare nel campo dell'arte decorativa, curando una serie di mostre per la Fondazione proprio in questo 2024 e forse questo poi è stato quello che portato alla selezione della mia figura come presidente».

Per questa nuova sfida «porto sicuramente con me la mia esperienza di studiosa legata all'università che è stato sempre il mio mondo. Quando ho cominciato sono stata allieva di Maurizio Caldesi, un grande maestro che è rimasto a Palermo per un breve periodo, ma si è trattato di un lasso di tempo che ho vissuto in modo molto intenso.

Mi ha anche indirizzato verso il mondo delle arti decorative, che è stata sicuramente la scelta migliore che potessi fare: così ho allestito già dall'86, la prima mostra sull'arte del corallo in Sicilia con l'università e l'assessorato ai Beni Culturali della Regione siciliana».

Da lì in poi sono state davvero tante le mostre di arte decorativa allestite dalla professoressa Di Natale, che «mi hanno permesso di sviscerare il patrimonio artistico siciliano, farlo conoscere in tutto il mondo».

E proprio aprirsi all'estero è uno dei punti cardine del nuovo impegno della professoressa Di Natale con la Fondazione Sicilia per rendere sempre più "internazionale" e conosciuto il patrimonio siciliano.

Un obiettivo che ha già raggiunto nel campo delle arti decorative «ma devo dire - aggiunge la Di Natale - che anche il mio predecessore, l'avvocato Bonsignore, aveva già tracciato il solco in questa direzione e allestito una delle ultime mostre a villa Zito, organizzata dalla Fondazione Sicilia».

L'esposizione collegava proprio l'attività dell'ente con altri istituzioni importanti. «Abbiamo ospitato un dipinto di Santa Rosalia di Van Dyck - ripercorre - che in quella circostanza ha "messo a sistema" l'attività della Fondazione Sicilia con quella del Museo del Prado e dell'accademia di Belle Arti di Madrid fino alla chiesa di Malta».

Un solco nel quale, si diceva, la neo presidente intende restare. «Sicuramente voglio continuare su questa linea, ma al contrario: facendo partire il nostro patrimonio, il patrimonio della Fondazione, che è ricco, vario e particolarmente significativo. Soprattutto per la pittura dell'Ottocento siciliano, ma non solo, perché ha delle potenzialità tra le mura della biblioteca davvero incredibili, come ha dimostrato proprio per questa mostra su Santa Rosalia».

Per citare appena qualcuno di questi tesori nascosti la Di Natale ci parla di «un libro piccolo, ma preziosissimo, realizzato su disegni di Van Dyck - continua - che abbiamo trovato, con tutte le incisioni dello stesso ritrattista su Santa Rosalia.

È il terzo esemplare conosciuto nel mondo. Un fatto significativo anche perchè uno di questi è incompleto e un altro in questo momento non è neanche reperibile. Quindi l'importanza di questa biblioteca già si evidenzia in questo piccolo, grande, ritrovamento».

Dicevamo che si tratta della prima donna nella storia della Fondazione a ricoprire il ruolo di presidente. Ed è «una cosa straordinaria - precisa Di Natale -. Non c'è niente di normale, niente di ordinario in tutto questo. Ho lavorato sempre in qualche modo sotto la "coperta" dell'università, quasi come fosse un "velo" che mi proteggeva. Adesso esco fuori da questo mondo per aprirmi a un altro, che sicuramente più variegato, molto interessante e che ha, come dicevo, appunto dei precedessori altisonanti nel ruolo di presidente».

Intendiamoci, «qui non voglio fare rivoluzioni - asserisce -. Assolutamente voglio portare avanti quello che i miei predecessori hanno fatto ma è chiaro che tengo a dare un tocco di femminilità e di attenzione alle collezioni della Fondazione e alle arti decorative siciliane. Quell'impronta che deriva dall'appartenenza alla mia ricerca e dalla mia personalità ormai stratificata in tanti anni».

Fino a qui tanto è stato fatto per valorizzare il patrimonio siciliano. Ma chiediamo alla presidente Di Natale a che punto siamo e cosa, secondo lei resta da fare per far fiorire sempre di più la ricchezza del nostro patrimonio storico e artistico.

«È stato fatto un lavoro straordinario - racconta- sono stati realizzati restauri importanti, sono state allestite mostre e attività in sinergia diversi enti, dalla Regione all'università fino alla Fondazione Sicilia, che ha fatto tantissimo dal punto di vista del restauro.

Anche questo è un aspetto a cui tengo moltissimo ma in generale in Sicilia il patrimonio è talmente ampio che è difficile poterlo salvaguardare. Per esempio molti di quesi restauri a cui accennavo prima sono stati fatti 50 anni fa, adesso c'è bisogno di rifarli, di rivedere i lavori. Inoltre ne restano tanti che non sono stati ancora affrontati e che vanno assolutamente presi in considerazione perché sono urgentissimi.

Insomma il nostro patrimonio è una fonte di ricchezza, non soltanto economica ma anche storica e culturale per la nostra terra. È la nostra parte migliore che dobbiamo salvaguardare, far e conoscere e rendere fruibile anche all'interno della Sicilia, prima soprattutto presso i nostri giovani, i nostri studenti e poi occorre farlo conoscere al di fuori dell'Isola».

«Questo passaggio la Fondazione lo ha sicuramente fatto finora, per quello che ha potuto, ma siamo dentro un'isola la cui vera ricchezza sono le arti e la storia. Il mondo della Sicilia è un mondo di arte medievale, moderna e contemporanea che va valutato, rivalutato, salvato e promosso.

Di Natale individua in questo senso «sicuramente tra i restauri più urgenti le tante opere che legano la nostra storia dell'arte alla nostra devozione. Ci sono chiese che bisogna aprire di nuovo al culto, perché è quello che tiene viva la nostra fede. Se si perde la frequenza, si "perde" la devozione.

E allora viene lasciata in pasto agli insulti del degrado, alla corrosione dell'umidità che entra dai tetti e così via. Quindi bisogna assolutamente mantenere l'arte nei nostri luoghi di culto, per lasciare vivo e fruibile il nostro patrimonio.

In questo senso fare sistema tra i vari enti presenti sul territorio siciliano per la presidente «è fondamentale. È chiaro che nessuno può riuscire da solo, ma che la sinergia può fare tantissimo.E questo lo si è visto e si continua a vedere.

Ed è fontamentale soprattutto perché se non c'è una sinergia tra i vari enti e se non c'è anche il coinvolgimento degli studiosi e degli esperti dei vari settori che possono dare il "taglio" giusto al restauro. Non può essere casuale, ma deve essere scientifico deve essere fatto da veri esperti».

Oggi per esempio a Palermo, conclude la presidente, «abbiamo all'università un corso di Conservazione e Restauro da cui da anni ormai escono restauratori specializzati. Grazie a loro possiamo affidare a mani giuste i nostri restauri e possiamo salvare il nostro patrimonio storico e artistico che in passato è stato talora anche soggetto a intrventi non idonei, non scientifici, che hanno fatto perdere valore alle opere d'arte, piuttosto che conservarlo».

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