PERSONAGGI
Per metà palermitano e per metà danese: Paolo Raeli, un talento scoperto "per gioco"
La fotografia gli ha letteralmente "aperto un mondo", consentendogli di viaggiare e collezionare il suo genere oltre oceano fino in Corea, Australia, California e Nuova Zelanda
Il fotografo Paolo Raeli
Tra questi spicca Paolo Raeli, "ragazzo prodigio" della fotografia, di origini per metà palermitane e per metà danesi. Nella sua "amatissima" Palermo, opera d’arte a cielo aperto, ha avuto l'opportunità di far sbocciare il suo talento, un passatempo che in breve ha assunto la forma di un fenomeno virale.
Sin da giovanissimo con le sue foto è riuscito a ipnotizzare gli adolescenti di mezzo pianeta, grazie alla capacità di cogliere e celebrare dall’interno il fascino dell’età – per antonomasia – di passaggio, intrisa di passioni brucianti, desideri segreti e sogni titanici.
I suoi scatti, sogni trasformati in pixel, raccontano di un’adolescenza – proprio la sua – trascorsa in una Palermo dalle tinte soffuse e rosate, all’insegna del divertimento, dell’amore, dell’amicizia e del desiderio insopprimibile di esprimersi. Sono foto rubate alla notte. A quei momenti trascorsi a rincorrere la libertà per i viali di Mondello.
Eppure tutto è iniziato per gioco. Nessun mentore a guidarlo, solo l’obiettivo di fare breccia sul primo amore. In seguito si è innescato un circolo virtuoso di eventi. Dopo aver vinto la Berlinale di fotografia, appena 18enne, le immagini che andava pubblicando sui social – Tumblr e Facebook allora agli albori – hanno iniziato ad essere scaricate, condivise e a ricevere feedback sempre più positivi.
È divenuto in tal modo, guidato dai sentimenti, un influencer ante litteram. Un’icona di tantissimi coetanei, appartenenti all’ultima fetta dei millennials e alla generazione z, che si identificano nel suo sguardo sensibile e acuto ed aspirano a fare foto con il suo stile unico, ovattato, romantico e nostalgico.
L’amore è infatti per lui la sua vera voce, la molla di ogni creazione. È il desiderio viscerale di conoscere gli altri, e condividere momenti densi di emozione, che anima il suo processo estetico. Lo testimonia l’assidua presenza nei suoi scatti dell’ex compagno, Nikolay Gregorio, una figura altamente ispirante ed evocativa per il suo lavoro.
Ad oggi Paolo vanta più di 295 mila follower solo su Instagram, collabora con diversi marchi (quali Iliad, Oppo, Subdued, Yves Saint Laurent) e partecipa a tantissime mostre e pubblicità commissionate da ogni angolo del globo.
Ha pure pubblicato un libro, “100 attimi di imperfetta felicità”, edito da Rizzoli nel 2019, costituito da una raccolta di scatti, pensieri e disegni che ricalca il suo diario personale.
La fotografia gli ha «letteralmente aperto un mondo», consentendogli di viaggiare e «collezionare il suo genere oltre oceano» sino in Corea, Australia, California e Nuova Zelanda. Muoversi è la benzina che alimenta la sua innata curiosità, preludio alla creazione: “dove spazia lo sguardo, spazia il pensiero” afferma.
Anche se si descrive come «un ragazzo dell’isola, che si fa strada nel mondo», Palermo rimane la sua roccaforte, il luogo dove sono depositate le sue memorie e i suoi vissuti. Dove ha acquistato un appartamento prima del lockdown, nel sogno - per ora accantonato - di poter condurre un’esistenza vicino al mare.
Attualmente è dovuto ritornare, a malincuore, a Milano. Lavora presso un'agenzia, consapevole che «il lavoro da freelancer non basta più a pagare il mutuo». In questa città non si sente molto a casa ma, complice la compagnia affettuosa della cagnetta Dolores, riconosce i numerosi stimoli e le opportunità che la metropoli offre.
Del resto da artista, qual è, a lungo andare anche Palermo tende a soffrirla. È come se finisse per apprezzarla di più attraverso le lenti della nostalgia, una di quelle emozioni che muovono il suo processo creativo.
Sarà il suo sguardo, che apre quei cassetti gelosamente custoditi nella memoria, ma Paolo Raeli è proprio un balsamo per il cuore. Le sue foto una melodia antica e appassionata in grado di emozionare tutti, persino gli adulti più impavidi. Quelli che mantengono vivo, incorporato dentro di loro, quel desiderio di scoperta che rinnova continuamente l'esistenza.
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