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Per anni l'hai visto chiuso e ora riapre: la nuova vita del Villino Favaloro a Palermo

Chissà quante volte l'avete visto (chiuso) passando da via Dante. Si tratta di uno dei gioielli liberty di Basile scampati al Sacco di Palermo. Ora riapre in una veste nuova

Balarm
La redazione
  • 21 marzo 2024

Il villino Favaloro in piazza Virgilio a Palermo

Chiuso, con tutta la sua bellezza, da almeno undici anni, è uno dei gioielli liberty scampati al "Sacco" di Palermo. Adesso (finalmente) il Villino Favaloro di piazza Virgilio riapre al pubblico in una nuova veste per diventare la sede del primo Museo digitale di fotografia della Sicilia.

Sono infatti giunti a termine i lavori di restauro curati dal Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione. Iniziati nel 2019 per un importo complessivo pari a 1,7 milioni di euro del Pon “Cultura e sviluppo”, hanno portato alla realizzazione di un percorso multimediale e di realtà aumentata, con schermi interattivi e monitor touch screen.

L'elegante e prestigioso villino realizzato dai Basile (iniziato dal padre Giovan Battista Filippo e completato dal figlio Ernesto) apre le sue porte da domani, venerdì 22 marzo, con una cerimonia inaugurale in cui saranno presenti il presidente della Regione Renato Schifani e l’assessore ai Beni culturali Francesco Paolo Scarpinato, insieme con il dirigente generale del dipartimento Mario La Rocca e la responsabile del Centro del catalogo Laura Cappugi.
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Il Villino Favaloro - Di Stefano fu costruito tra il 1889 e il 1891 su progetto dell'architetto Giovan Battista Filippo Basile, e successivamente completato dal figlio Ernesto, tra il 1913 e il 1914.

L'edificio fu per molti anni proprietà della famiglia Favaloro, prima di passare al senatore e avvocato palermitano Giuseppe Di Stefano Napolitani.

L'elegante villa è considerata il primo esempio di modernismo a Palermo, con la sua torretta ottagonale su via Dante, i cui decori musivi sono realizzati da Salvatore Gregorietti, autore del giardino d'inverno in ferro e vetro con motivi Liberty.

L'edificio oggi appartiene alla Regione Siciliana ed è stato sede del Centro regionale per l'inventario, la catalogazione e la documentazione. Nel settembre 2002, in seguito al forte terremoto che colpì Palermo, il villino venne dichiarato inagibile e dunque chiuso.

È stato riaperto, ma temporaneamente, al pubblico dal 12 settembre fino al 14 novembre 2015, per ospitare la mostra d'arte contemporanea "Le stanze d'Aragona". Poi la chiusura definitiva fino a oggi.

Non ha fatto in tempo a riaprire che già scoccano le polemiche. «Era ora. Meglio tardi che mai - commenta Legambiente Sicilia -. Aspettavamo questo momento dal 13 aprile 2013, 11 anni, quando organizzammo un presidio per denunciarne il degrado e l’abbandono e inserimmo questo monumento liberty nella black list dei siti minacciati. In quell’occasione l’allora dirigente generale dei Beni culturali annunciò il progetto di restauro per farne il Museo della Fotografia, dedicato ad Enzo Sellerio.

Purtroppo - aggiunge - questa bella notizia è segnata e ferita dalla marcia indietro del Governo regionale nella mancata intitolazione del Museo ad una delle intelligenze più vive e libere della nostra recente storia.

Enzo Sellerio - rimarca Legambiente - è stato un grande intellettuale, indipendente, poliedrico e vivacissimo. Non solo un grande fotografo».
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