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Palloncini bianchi, tante lacrime e cori: l'ultimo saluto alle vittime di Casteldaccia
Sono nove le bare che entrano in una Cattedrale gremita: tantissima la commozione all'arrivo delle bare bianche dei bambini che hanno perso la vita a Casteldaccia
Il piano della Cattedrale pieno di persone per i funerali delle vittime di Casteldaccia
Quando entrano le bare in Cattedrale una dopo l'altra sono tanti gli applausi ma quando si scorgono le bare bianche dei due bimbi e quella del quindicenne Federico nel piano della cattedrale, portate a braccio dai parenti, ecco che sgorgano lacrime e iniziano incessanti cori che ripetono il nome di Federico, il ragazzo morto da eroe nel tentativo di salvare la sorellina di appena un anno.
La tragedia di Casteldaccia si è conclusa con un funerale nella cattedrale di Palermo e il lutto cittadino, almeno per i corpi dei morti uccisi dalla potenza della natura sabato scorso quando il fiume Milicia è straripato a causa delle forti piogge e ha travolto la villetta abusiva, costruita sotto il livello del fiume, facendo scomparire nell'acqua due famiglie.
Adesso si cercano i colpevoli e la procura di Termini ha aperto un'inchiesta: sono nove le bare che entrano e sembrano danzare, proprio come quando la morte li ha colti, tra balli e canti, le famiglie erano infatti in festa quel disgraziato sabato.
Giuseppe Giordano, l'unico sopravvissuto perché sbalzato fuori dalla casa insieme al cognato e alle due bambine che invece si erano allontanati dalla casa della morte per andare a comprare dei dolci, ha degli occhiali scuri e cerca in continuazione l'unica figlia sopravvissuta, Asia.
La messa inizia con un quarto d'ora di ritardo a causa della folla che si accalca sulle bare e sull'altare.
«Siamo ancora tutti sgomenti ma ancora di più lo sono i familiari delle vittime, la morte è sempre dolorosa ma lo è di più quando è improvvisa» ha detto il parroco durante l'omelia.
«Bisogna interrogarci a più livelli senza rimpallo di responsabilità per porre rimedio ed evitare che si ripetano tali tragedie - ha continuato- Vigilare perché non sappiamo ne il giorno nè l'ora, il vangelo ci invita a vigilare perché non si sa mai quando il Signore arriverà».
Oggi Palermo, la Sicilia e l'Italia tutta salutano Rachele Giordano di appena un anno, Francesco Rugò, di 3 anni; Federico Giordano, di 15 anni, Stefania Catanzaro, 32 anni, Giuseppe Giordano, il nonno Antonino Giordano, 65 anni, la moglie Matilde Comito, 57 anni.
E ancora, Marco Giordano, di 32 anni, Monia Giordano, di 40, infine Nunzia Flamia, 65 anni.
Una foto del piccolo Francesco di appena tre anni è posta su un tavolino insieme a tanti fiori dentro la chiesa e recita un saluto: "Nessuno muore sulla terra finché rimane nel cuore di chi resta".
L'arcivescovo Corrado Lorefice, assente perché all'estero, fa pervenire un messaggio di vicinanza alla famiglia sopravvissuta.
Alla fine della messa un lungo applauso accompagna le salme fuori dalla cattedrale e tanti palloncini bianchi accompagnano l'ascesa dei tre bambini Rachele, Francesco e il piccolo ma grande eroe Federico che veglierà ancora su di loro.
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