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Palermo (e i suoi quartieri) "ai tuoi occhi": la città nascosta fuori dai luoghi comuni

Danisinni e la sua natura, Brancaccio con Maredolce, la vocazione multietnica di Ballarò, quella artigianale di via Paternostro e le altre: Palermo secondo Alli Traina

Balarm
La redazione
  • 11 giugno 2018

La Martorana di Palermo vista da un vicolo in piazza Bellini

Quando ha cominciato a scrivere "Palermo ai tuoi occhi" non sapeva che direzione avrebbe preso. Nei due anni precedenti Alli Traina aveva collaborato con diverse realtà associative nelle periferie urbane e pensava che la maniera di valutare certi quartieri fosse ingiusta.

Ci vedeva molta bellezza, nonostante la criminalità e la povertà economica e educativa fossero sotto gli occhi di tutti. Un ragazzo della Zisa un giorno le aveva detto: «Vengono qui, fanno quattro riprese e poi raccontano solo che siamo tutti delle cose inutili e che viviamo in un posto che fa schifo: a furia di dircelo ci convinciamo anche noi che è così».

Allora ha cominciato da lì, da quel quartiere che poi è lo stesso dove abita. E ha pensato di muovere lo sguardo in una direzione positiva, considerando l’aspetto migliore di ciascun luogo, perché affezionandosi si genera il senso di appartenenza e, nel migliore dei casi, la rinascita.
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Non saprebbe fare altrimenti, «Non so scrivere di ciò che non mi piace - racconta - e il metodo migliore è addentrarmi nelle storie della gente che in quei territori realizza se stessa. Gente che coincide esattamente con il luogo in cui vive, lavora, immagina».

È attraverso i loro occhi che ha guardato Palermo. Per questo quella descritta è una città “in carne e ossa”, perché è fatta dalla gente che ci vive e la determina: ultimamente tutte le novità migliori sono partite “dal basso”.

«I quartieri, i monumenti sono sempre una faccenda personale perché dipendono da chi decide di cambiarli, migliorarli e prendersene cura. Sono le storie di queste persone che mi hanno tracciato la strada - continua- Non racconto solo le periferie ma anche il centro storico: credevo di conoscerlo bene e invece, percorrendolo ancora una volta, spuntavano sorprese. Palermo è in continua evoluzione».

È un errore credere di sapere già tutto, non stupirsi più. Come nella maggior parte dei rapporti: si deteriorano quando si smette di osservare, ci si concentra solo su ciò che non va dando per scontato tutto il bello che li caratterizza. Ognuno degli otto capitoli racconta di un luogo e del suo talento.

Ogni quartiere o rione nasconde una vocazione che, se valorizzata, sarebbe capace di farlo rinascere. Danisinni e la sua natura straordinaria che ha fatto emergere una fattoria con tanto di animali e manifestazioni artistiche. Brancaccio con Maredolce, il Monte Grifone fino a Ciaculli, potrebbe essere una meravigliosa campagna che accoglie in città.

E poi ancora la vocazione multietnica di Ballarò, quella artigianale di via Paternostro, quella artistica della Zisa, e tanto altro fino al mare: Sant’Erasmo, Acqua dei Corsari, è da lì che si deve ripartire valorizzando ciò che già abbiamo.

Si tratta sempre di luoghi in cui sta avvenendo qualcosa, colti nell’istante prima che il cambiamento si realizzi.

«Mi sono trovata in questi quartieri inseguendo Giuliana Flavia Cangelosi, l’illustratrice che ha lavorato con me a questo libro e che ho visto soltanto prima di iniziare a scriverlo e durante la scrittura dell’ultimo capitolo. È stato bello conoscersi in quella maniera, tanto che per un istante abbiamo pensato di raccontare di noi, delle casualità e delle confidenze che ne sono scaturite».

Ma Palermo è sempre più forte, la sua trama è talmente prodigiosa da fare diventare le altre storie, semplici scenografie.
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