LIBRI
"Vite Sospese", il libro di Figlioli al Malaussene
Sabi, Karimi, Galeb, Seref, Betlemme, Olivier, Fumi, Alex, Aden, Kossi: ecco le dieci Vite Sospese, protagoniste del libro di Vincenzo Figlioli
Ci sono luoghi che sembrano fatti apposta per fare da collettori di storie. Luoghi che, a venti minuti da casa, hanno il potere di offrire una riproduzione in scala ridotta del mondo. Uno di questi è il Centro d’accoglienza di Perino, una struttura che dal 2004 a oggi ha accolto circa duecento rifugiati provenienti da ogni parte del mondo. Ognuno di loro porta con sé un bagaglio di storie (e di Storia) incredibile, pesante come un macigno. Che qui prende il nome e il volto di Sabi, Karimi, Galeb, Seref, Betlemme, Olivier, Fumi, Alex, Aden, Kossi, le dieci Vite Sospese, protagoniste dell'intenso libro di Vincenzo Figlioli. Dopo l’anteprima assoluta venerdì 4 settembre a Marsala (città natale dell’autore Vincenzo Figlioli), inizia, grazie all’appoggio e alla collaborazione di diverse associazioni e realtà culturali su tutto il territorio nazionale, il tour di presentazione di “Vite Sospese. Dieci Storie di resistenza contemporanea”: nuovo libro della Navarra Editore, nato da un viaggio-inchiesta nel mondo dei rifugiati politici e impreziosito dalla prefazione di Diego Cugia (123 pagine; 10 euro).
Attualmente scrive per il quindicinale “L’isola” e collabora con il sito www.liberainformazione.org. Assieme all’amico Renato Polizzi, nel 2006 ha fondato la “Communico”, un’agenzia di comunicazione e promozione culturale con cui ha partecipato all’organizzazione del 1° Festival del Giornalismo d’Inchiesta “A chiare lettere”, a Marsala. Diego Cugia, a proposito di "Vite sospese", scrive: «Le “Vite sospese”, di cui tratta questo libro, meriterebbero quasi tutte uno sceneggiatore e un regista. Sabi, Betlemme, Aden e gli altri, con i loro destini storti, avranno comunque qualcosa di nobile da raccontare ai loro nipoti. Hanno dato la vita per vivere. Sono i cavalieri del terzo millennio. Fuggiti dai loro paesi, perseguitati dalle polizie locali, vittime d’ingiustizie politiche, di dittatori militari, di ras di quartiere, d’infamie di ogni genere, approdano in Italia, dopo aver trascorso la loro vita a scappare».
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