ATTUALITÀ
Un workshop per riscoprire il pianeta Autismo
Un mondo per molti sconosciuto e, comunque, di difficile decifrazione per la stessa comunità scientifica: il pianeta “autismo”. Un disturbo globale dello sviluppo - che coinvolge solo in Sicilia circa 10.000 casi - caratterizzato da stereotipie, disturbi della comunicazione e della socializzazione che rendono particolarmente difficile l’interazione con i bambini affetti. Bambini, in genere, bellissimi ma, giusto appunto, chiusi, nelle loro “torri d’avorio”; definiti “bambini della Luna, per la loro distanza, o bambini pesci, per il loro silenzio”, rapinosi nella loro inquietudine. Un workshop, dal titolo “Autismo e tecniche di Apprendimento: ABA (Applied Behavior Analysis)”, affronterà nei giorni 10, 11, e 12 dicembre l’argomento. Sede dell’incontro - la cui iscrizione è gratuita e a numero chiuso, fino ad esaurimento posti - l’aula magna della Facoltà di Economia in Viale delle Scienze a Palermo. Per info e/o iscrizioni: A.G.S.A.S. - Onlus, c/o presidio Ospedaliero “Aiuto Materno”, via Lancia di Brolo 10, 90145 Palermo, telefono 091.7035400, e-mail info@autismoperche.it.
A vantaggio dei lettori, forniamo alcune informazioni utili sul tema. Il primo a coniare il termine “autismo”, fu, nel 1943 lo psichiatra infantile Leo Kanner, che ne individuò e descrisse le principali caratteristiche. Nel suo lavoro iniziale, Kanner mise in evidenza anomalie comportamentali di origine neurologica che lo avevano portato a ipotizzare un’origine innata ed endogena della sindrome; successivamente egli concentrò la sua attenzione sulle caratteristiche della personalità dei genitori, considerate come fattori rilevanti per la comparsa e la strutturazione del disturbo. Uguale interpretazione si ebbe negli anni a venire: la sindrome è stata intesa come una condizione psicogenetica, causata da errori educativi o da un difetto delle relazioni familiari e, più specificatamente, della relazione madre-bambino. Tale considerazione ha, comprensibilmente, gravato a lungo sui genitori, in particolare sulle donne che hanno così vissuto l’esperienza dolorosa di essere madri di un figlio autistico, unitamente a un pesante senso di colpa, spesso stimolato dagli specialisti addetti alla cura del bambino. Con l’avanzare degli studi da parte della comunità scientifica internazionale vi è stato un cambiamento di «rotta»: l’autismo è stato inquadrato fra i «disturbi dello sviluppo», collegato principalmente a fattori di tipo biologico, e non a variabili familiari (quali tratti della personalità dei genitori, metodi educativi e livello socio-economico) o psicosociali (Rivista “Handicap risposte - Mensile di attualità, cultura e informazione sulle tematiche dell’handicap”, anno XVII, n.165/6, giugno/agosto 2002).
Il disturbo autistico sembrerebbe, in altre parole, la risultante comportamentale di un danno organico, che si verifica entro il terzo anno di età e si manifesta nei piccoli bimbi con gravi deficit nelle aree della comunicazione (assenza di contatto oculare, totale mancanza o ritardo del linguaggio verbale), dell’interazione sociale (con tendenza all’isolamento), dell’immaginazione (attività limitata e stereotipata), e con problemi di comportamento (iperattività, preoccupazione per il mantenimento della costanza ambientale, reazioni di disagio di fronte alle intrusioni dall’esterno, interesse parziale e/o strumentale riferito a persone e oggetti). Fin qui, alcune tracce sulla genesi e le caratteristiche dell’autismo. Un disturbo che, malgrado i passi avanti fatti, finisce col restare un mistero per la stessa ricerca scientifica: ipotesi biologiche, genetiche, farmacologiche, cognitive s’intrecciano, infatti, fino ad arrivare ad un puzzle di dubbia comprensione. Un puzzle dai tasselli incerti che non ferma, però chiaramente, la voglia d’indagare e le sperimentazioni sul campo. Seguendo questa indicazione, emerge la validità del worhshop in oggetto, “Autismo e tecniche di Apprendimento: ABA (Applied Behavior Analysis)”, che si svolgerà a Palermo nei giorni 10-12 dicembre, e che darà modo a tutti coloro che vorranno essere “formati” (psicologi, educatori, medici, insegnanti, genitori, terapisti, logopedisti) di apprendere alcune strategie atte a far superare ai ragazzi autistici i loro indiscutibili ostacoli e ad aumentare, altresì, i loro comportamenti funzionali. Fosse anche solo permettere a queste piccole creature oscurate dall’assenza di emozioni di non temere ma sorridere del calore di un abbraccio.
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