CINEMA E TV
Tokyo Godfathers: “Canto di Natale” con travestiti e barboni
Tokyo Godfathers
Giappone 2003
Di Satoshi Kon
Sceneggiatura di Satoshi Kon e Keiko Nobumoto
Certo che le scelte delle case di distribuzione sono proprio strane. Perché questo cartone animato giapponese del 2003, una storia natalizia per eccellenza, viene abbandonato a sé stesso nel bel mezzo di un febbraio che pullula di blockbuster (“Alexander”, “The Aviator”, “Neverland”, ecc.)? È come una condanna a morte. Tanto più che questa deliziosa commedia avrebbe potuto rivaleggiare con i film di Natale della Pixar e della Dreamworks e avrebbe anche insegnato ai bambini qualcosina in più. La “Metacinema distribuzioni” è comunque da elogiare a priori, perché ha il coraggio di portare sullo schermo titoli estremamente interessanti (molti dei quali indipendenti o asiatici, come l’attesissimo “Steamboy”) che la maggior parte delle case snobbano. Tornando al film, ci troviamo di fronte, dunque, a una fiaba di Natale. Ma questa non è la classica favola piena zeppa di folletti, fatine, Santa Clause o Befane. L’unico angelo del film è un travestito ad una festa in maschera. Ci sono invece, immersi in una Tokyo coperta di neve, molti barboni, alcuni omosessuali, un boss della mafia, un killer sudamericano e una mamma che tenta il suicidio. Del resto non ci si poteva aspettare qualcosa di tradizionale e perbenista da Satoshi Kon, autore del thriller pieno di sesso e violenza “Perfect Blue”. Qui Kon è aiutato alla sceneggiatura da Keiko Nobumoto (talento eccezionale che ha collaborato ai famosissimi anime “Cowboy Bebop” e “Wolf’s Rain”). La storia è ricalcata sul classico di John Ford “In nome di Dio” (il cui titolo originale è proprio “3 Godfathers”), in cui tre fuorilegge si prendono cura di un trovatello.
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