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Teatro Biondo: i tagli restano e Alajmo prende tempo

Continua l'epopea al Teatro Biondo che ha visto la marcia indietro di Orlando, la rinnovata fiducia al direttore e un CdA sempre più deciso ad attuare la linea dura

  • 26 agosto 2016

Teatro Biondo di Palermo

La botte piena e la moglie ubriaca, sembrerebbe questa la linea che i soci del Teatro Biondo vorrebbero intraprendere per superare il momento di difficoltà dell'ente, finora diretto da Roberto Alajmo e presieduto da Gianni Puglisi.

All'inizio del mese di agosto, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, aveva di fatto sfiduciato il direttore definendo il Biondo come "un'isola felice" nel panorama delle partecipate del Comune che, in questi anni, hanno rivoluzionato la propria configurazione in funzione di un apparente bilancio più sano.

La richiesta del sindaco, che ha voce in capitolo perchè il Comune è socio del teatro, era quella di tagliare il più possibile sul bilancio della stagione in corso, già speso quasi interamente: impossibile da attuare a meno che non si cancellasse la prossima stagione teatrale.

Il direttore Alajmo ha quindi presentato le dimissioni poiché si è rifiutato di adoperare dei tagli che avrebbero interrotto e compromesso il percorso di rilancio di questi ultimi due anni. Una cascata di appelli ha quindi travolto Orlando, costretto a rivedere la sua posizione e a rinnovare la fiducia ad Alajmo, forse impaurito dalla possibile perdita di appoggio da parte del mondo della cultura in vista delle prossime elezioni.

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Ieri, però, all'assemblea dei soci e ai due consigli di amministrazione (uno alle 11, l'altro convocato d'urgenza in serata), la linea dei tagli è stata confermata, di fatto non ascoltando le richieste del direttore e mettendolo in una posizione parecchio complessa.

Se infatti il direttore revocasse le dimissioni, sarebbe costretto a intraprendere le trattative con i sindacati e pensare ad un piano triennale che preveda tagli su ogni voce di bilancio. Se confermasse le dimissioni, invece, presterebbe il fianco a facili polemiche che lo accuserebbero di abbandonare nel momento più difficile per il teatro.

«Per quanto riguarda me - dichiara il direttore - esistono delle motivazioni personali che permangono, e per risolvere le quali chiedo a tutti qualche giorno di riflessione».

Una situazione complicata, forse più politica che di contenuti, considerato che le maggiori difficoltà derivano dalla lentezza della burocrazia e dai tempi geologici delle approvazioni dei bilanci delle amministrazioni.

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