CINEMA E TV
“Sword in the Moon”: colpi di spada d’ordinaria amministrazione
"Sword in the Moon"
Corea del Sud 2004
Di Kim Ui-seok
Con Choi Min-soo, Cho Jaehyun, Kim Bo-kyung
«Se avete amato “Hero” e “La foresta dei pugnali volanti” impazzirete per questo film!»: questo è quanto riporta un annuncio pubblicitario in un quotidiano della città. Beh, andiamoci piano. “Sword in the moon” appartiene sì allo stesso genere delle ultime due opere di Zhang Yimou – il wuxiapian, cioè il “cappa e spada” orientale – ma se ne discosta tanto profondamente da poter essere collocato su una linea espressiva del tutto differente. E questo principalmente per due motivi. In primo luogo perché “Hero” e “La foresta dei pugnali volanti” non sono esattamente l’esempio più classico di wuxia, ma piuttosto una libera rivisitazione di questo genere in chiave autoriale, condotta su basi stilizzate ed estetizzanti; “Sword in the moon” è invece puro genere, gli occhi dello spettatore non colgono alcuno stile personale (non che questo sia di per sé un male). In secondo luogo, “Sword in the moon” non viene dalla Cina – storica patria del wuxia – ma dalla Corea del Sud, paese con una cinematografia ancora relativamente giovane che, se ha “cannibalizzato” con successo molti altri generi sino-giapponesi, come l’action o l’horror, è ancora alle prime armi in tema di cavalieri erranti.
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