BALARM
Palermo ha ancora voglia di antimafia
Chi c'era, anche per caso, potrà dire di avere partecipato a uno di quegli eventi di cui Palermo può andare fiera. Chi non c'era, qualunque fosse il motivo, magari troverà il modo di rifarsi. La giornata del 5 maggio, già colma di ricorrenze, dopo quest'anno potrebbe arricchirsi di un significato in più grazie al Comitato Addiopizzo e alla sua festa contro il racket delle estorsioni e a favore di una nuova campagna di consumo critico presso quei coraggiosi commercianti e fornitori di servizi che hanno dichiarato di non pagare il pizzo.
Cultura, dibattiti, spettacolo, ma soprattutto partecipazione. Migliaia di persone a piazza Magione, dalla mattina fino a tarda sera, possono voler dire solo una cosa: Palermo e i palermitani, o almeno una parte di essi, hanno ancora voglia di antimafia. Scomparsa, o quasi, troppo a lungo dall'agenda dei più gravi problemi della nostra società, insabbiata, nascosta, sottovalutata forse appositamente, la mafia è tornata prepotentemente alla ribalta, anche grazie alla cronaca degli ultimi mesi, soprattutto con l'arresto di Bernardo Provenzano.
L'augurio è che la festa "Pizzo free" non resti un'esperienza isolata. Il palermitano soffre di una strana forma di amnesia e rischia di dimenticare troppo facilmente. Farne un appuntamento consolidato potrebbe essere un'idea, ospitando tutti coloro che, incoraggiati da chi ha fatto il primo passo, decidano di denunciare i propri aguzzini, o semplicemente dichiarino di non pagare il pizzo facendo il loro dovere di cittadini. Sperando che arrivi il momento in cui una giornata senza pizzo non sia più un evento tanto incredibile da doverlo festeggiare.
Cultura, dibattiti, spettacolo, ma soprattutto partecipazione. Migliaia di persone a piazza Magione, dalla mattina fino a tarda sera, possono voler dire solo una cosa: Palermo e i palermitani, o almeno una parte di essi, hanno ancora voglia di antimafia. Scomparsa, o quasi, troppo a lungo dall'agenda dei più gravi problemi della nostra società, insabbiata, nascosta, sottovalutata forse appositamente, la mafia è tornata prepotentemente alla ribalta, anche grazie alla cronaca degli ultimi mesi, soprattutto con l'arresto di Bernardo Provenzano.
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Non è un caso che i ragazzi di AddioPizzo facciano notare, non senza una nota di compiacimento, che la fine dell'epopea del padrino abbia paradossalmente dato un concreto e inconsapevole aiuto alla riuscita della loro iniziativa, per quanto in modo indiretto. Non solo l'occhio dei media e dell'opinione pubblica si è nuovamente spostato su Palermo e sulla Sicilia (con le iniziative del Comitato in primo piano, così come quelle dei ragazzi di Locri), ma gli stessi membri di Addiopizzo hanno potuto approfittare di appuntamenti come la prima udienza del processo a Provenzano per promuovere quella che si preannuncia come una rivoluzione culturale in piena regola. Commercianti e consumatori hanno capito che, uniti, il pizzo e la mafia possono essere sconfitti, purché la battaglia venga condotta anche sul fronte dell'educazione alla legalità (senza tralasciare, ma quella è data per scontata, l'azione delle forze di polizia e della magistratura contro i traffici illeciti e gli aspetti "militari" dell'organizzazione mafiosa).L'augurio è che la festa "Pizzo free" non resti un'esperienza isolata. Il palermitano soffre di una strana forma di amnesia e rischia di dimenticare troppo facilmente. Farne un appuntamento consolidato potrebbe essere un'idea, ospitando tutti coloro che, incoraggiati da chi ha fatto il primo passo, decidano di denunciare i propri aguzzini, o semplicemente dichiarino di non pagare il pizzo facendo il loro dovere di cittadini. Sperando che arrivi il momento in cui una giornata senza pizzo non sia più un evento tanto incredibile da doverlo festeggiare.
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