CINEMA E TV
Old Boy: “IL” film sulla vendetta
Old Boy
Corea del Sud 2004
Di Park Chan-wook
Con Choi Min-sik, Yu Ji-tae, Kang Hye-jeong
Non avete scuse. Un film coreano, uno dei più belli degli ultimi anni, arriva nei cinema e voi non potete perdervelo. “Old Boy”, di Park Chan-wook, è già un culto: uscito un anno fa, ha conquistato migliaia di appassionati, anche qui in Italia, che hanno comprato il dvd su Internet o si sono scambiati il film con i programmi peer to peer. Nel frattempo, ha avuto anche modo di aggiudicarsi numerosi premi, sia in Oriente (miglior film straniero al “24th Annual Hong Kong Film Awards”), che dalle nostre parti (“Gran premio della Giuria” a Cannes). Adesso approda, con tutti i comodi, nelle sale e noi non possiamo che gioirne. Se vi è piaciuto “Kill Bill” andate a vedere “Old boy” (del resto, nella locandina campeggia la frase di Tarantino: “Il film che avrei voluto fare”). Perché “Old boy” è “IL” film sulla vendetta, per la precisione, su quanto possa essere inaspettata, paziente, sardonica e disumana la vendetta (tema che, evidentemente, deve essere caro al regista, se nel 2002 ha girato “Sympathy for Mr. Vengeance” e se adesso sta completando questa trilogia con “Sympathy for Lady Vengeance”). A noi spettatori occidentali tutto ciò apparirà sicuramente esagerato, ma si giustifica con la concezione dell’onore che anima la tradizione coreana.
In realtà, parlare solo di vengeance movie è riduttivo. “Old boy” è qualcosa di molto più complesso. Apre squarci di riflessione profondi, che vanno dal “tempo” come tratto fondamentale che definisce il nostro esistere, alla televisione che diviene sempre più il tramite con la realtà di oggi. Ancora, i confini tra bene e male che non sono mai netti (la conclusione del film lascia spiazzati, e non riuscirete a capire se si tratti di lieto fine oppure no). Potrei spendere ancora migliaia e migliaia di caratteri in questa mia personale dichiarazione d’amore, ma credo che ormai abbiate capito il messaggio. Mi concedo solo qualche ultimo elogio sparso: al protagonista Choi Min-Sik, davvero monumentale (non ci sono parole per descrivere la bravura di quest’attore, purtroppo offuscata dal doppiaggio italiano) e alla colonna sonora, la cui partitura classica, lieve e allo stesso tempo inquieta, fa da contrappunto alle immagini più crude. Scommettiamo che dal 6 maggio cambierà per sempre il vostro modo di intendere il cinema?
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