MUSICA
Le improvvisazioni sefardite degli Aliari
Un viaggio attraverso tutta l’Europa, dall’Ovest iberico fino all’Est balcanico, quello che il gruppo Aliari offrirà a chi, martedì 29 marzo, deciderà di assistere alla loro esibizione al Teatro Biondo di Palermo (ore 21, ingresso libero), proponendo non soltanto musica ma anche l’espressione artistica più pregnante della cultura Sefardita, con liriche, danze, sonorità, ritmi e strumenti tipici.
All’interno della comunità era compito delle donne cantare la vita ebraica, accompagnandosi con il “pandero”, il tradizionale tamburello unico strumento ad essere utilizzato per tenere il ritmo: quando nel 1492, i Sefarditi, ossia gli ebrei spagnoli, vennero cacciati dai regni di Castiglia e Aragona, trovarono riparo stanziandosi nel bacino mediterraneo, Nord-Africa, zona orientale del Mediterraneo (ex Impero Ottomano), Francia meridionale e Portogallo. Da lì progressivamente arricchirono, integrarono la loro cultura interagendo con quelle altrettanto aperte dei paesi arabi, nordafricani, turchi, rumeni, bulgari, serbo-croati e bosniaci. I Sefarditi si fecero così rappresentanti di un genere musicale in cui sono riscontrabili parallelismi con il flamenco e la musica dei popoli balcanici. Lo spagnolo, lingua dei loro canti, venne addirittura adoperato durante le funzioni religiose e dopo l'espulsione diventò la loro lingua madre, sostituendosi quasi completamente all'ebraico, come segno connotativi di quella che per le vicende storiche era divenuta una minoranza etnico-religiosa.
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