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L'Oreto non è solo una "fogna": il fiume palermitano sotto gli occhi del Wwf

È il fiume che percorre Altofonte, Monreale e Palermo, ma le sue condizioni sono pessime da anni: così anche il Wwf si mobilita per un recupero

Balarm
La redazione
  • 5 dicembre 2017

Il Fiume Oreto

Sulle sue acque si svolse una battaglia tra cristiani e musulmani, sul suo letto sono stati trovati fossili di diversi pesci e la sua importanza era tale al punto che il primo veliero Siciliano ad attraversare l'Oceano Atlantico fu chiamato con il suo nome: il fiume Oreto ha una storia che in molti ignorano, soprattutto oggi che è considerato una discarica a cielo aperto.

Oggi infatti quello palermitano è un fiume-non- fiume: un disastro ambientale spesso maleodorante e nelle cui acque galleggiano rifiuti di ogni tipo. Uno scempio, specie considerando che tutto intorno è circondato da bellezze paesaggistiche che hanno spinto anche il WWF ad attivarsi.

La famosa associazione ambientalista ha infatti deciso di presentare alle istituzioni un Disegno di legge Regionale perché i Comuni di Palermo, Altofonte e Monreale vengano spinti a intervenire per la realizzazione di un Parco dell’Oreto.

L'obiettivo è valorizzare l'area verde con tutto ciò che ne deriva in termini di protezione ambientale: dalla riqualificazione del bacino fluviale alla creazione di percorsi naturalistici che vedano la partecipazione massiva dei cittadini, con il conseguente impiego di mezzi e persone, che avrebbero in questo modo la possibilità di avere un lavoro.
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Naturalmente, questo tipo di interventi richiede tempo e grossi investimenti ma anche una cooperazione fra i Comuni di Palermo, Altofonte e Monreale. Frattanto il WWF si è già attivato per la progettazione di attività volte all’istruzione e alla sensibilizzazione dei cittadini tra cui escursioni, visite scolastiche, convegni, discussioni e dibattiti.

Obiettivi di recupero e valorizzazione dell'area, ma con altri mezzi, si era già posto anche il documentarista siciliano Igor D’India con "The Raftmakers", una serie TV che denuncia gli effetti dei cambiamenti climatici e le pessime condizioni in cui versano i corsi d’acqua.

D’India, che aveva tra l’altro messo in rete il film-documentario "Oreto the Urban Adventure", tornando nel luogo si è nuovamente trovato a che fare con rifiuti accatastati da anni sulle sponde e sul fondale e si è accorto che il livello di inquinamento è talmente alto che ormai i rifiuti hanno preso il posto dei pesci.

Ancora una volta, lo scopo è quello di suscitare l’interesse delle istituzioni e attivare degli interventi di recupero dell’area, con la speranza che un giorno il Parco dell’Oreto possa rivivere ed essere liberamente fruito dai cittadini.
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