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Jannacci, settant’anni con "i scarp del tennis"

  • 5 febbraio 2006

Da sempre si cimenta in più campi: musica, teatro, cabaret, composizione, ed è anche un po’ filosofo/poeta, di quelli che rappresentano pregi e difetti, attese e disagi di un popolo. Eppure la sua professione è quella di medico-chirugo. Stiamo parlando di Enzo Jannacci, settant’anni portati con "i scarp del tennis" (come il titolo di una sua famosa canzone), compiuti lo scorso giugno e festeggiati con un nuovo album che riporta nel titolo, "Milano 3-6-2005", proprio la data del suo compleanno. Il compact racchiude fra l’altro alcuni dei suoi cavalli di battaglia, gli stessi che non mancherà certamente di riproporre nello spettacolo "Teatro" in programma per la stagione del cineteatro Metropolitan di Palermo, mercoledì 8 e giovedì 9 febbraio (rispettivamente Turno A e Turno B, entrambi ore 21.15, ingresso 26 euro intero, 22 euro ridotto con Metropolitan Card, compresi diritti. Prevendita presso il botteghino del teatro, viale Strasburgo 358, o da Ellepi Dischi, via Libertà 29/c, informazioni al numero 091.6887513).

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Non è dato sapere se il nostro si senta più musicista, autore, attore, comico o intellettuale, ma sta di fatto che dal suo esordio sulla pedana dello storico "Derby" di Milano, le sue canzoni e la sua verve hanno accompagnato la vita di diverse generazioni di Italiani, con ironia, acume, sensibilità ed anche una punta di malizia. Basti pensare a "Vengo anch’io, no tu no", a "Ci vuole orecchio", "La Balilla" o "El purtava i scarp del tennis". Un’ironia spesso anche amara, che induce a riflettere sulla condizione dell’Italiano medio, anzi dell’Italia media, senza eccessive elucubrazioni politiche. Poeta-vate del suo tempo, ha incontrato anche altri grandi del suo tempo, come Dario Fo, che lo introdusse al teatro, ed il compianto "Signor G.", Giorgio Gaber, con il quale ha anche composto alcune fra le pagine più comico-brillanti della "canzonetta" italiana, come "La strana famiglia", "La luna è una lampadina", "Armando", "Veronica", "Prete Liprando" e la canzone simbolo dell’Italia sessantottina, "Ho visto un re". E che dire della fortunatissima collaborazione con la coppia Cochi e Renato negli anni settanta, dalla quale sono scaturiti veri e propri "cult", quali "La gallina", "Canzone intelligente", "La vita, la vita"? Sigle famosissime di quando la televisione era davvero il succedaneo del focolare domestico e mirava a far riflettere, con pacato umorismo, anziché estraniare o peggio alienare, come invece fa quella attuale, intrisa di salotti perbenisti, trash-show e reality taroccati. E come avrebbe potuto fare tutto ciò, questo milanese d’origini pugliesi, senza calcare le assi della kermesse della canzone italiana per eccellenza, ossia Sanremo? "Se me lo dicevi prima" nell’89, la splendida "La fotografia" nel ’91, "I soliti accordi" con l’amico Paolo Rossi nel ’94, piazzandosi al sesto posto, ed infine nel ’98 con "Quando un musicista ride".

Anche più presente di quel che non si creda, se la sua "Quelli che…" ogni domenica ha accompagnato il popolo calcistico italiano delle prime edizioni di un fortunatissimo programma sportivo sulla rete pubblica, e recentemente ha pure costituito jingle per una nota pubblicità. Ancora sul piano musicale vanno rilevate le esperienze di Jannacci come compositore di colonne sonore: per il cinema "Romanzo popolare" di Mario Monicelli, "Saxofone" di e con Renato Pozzetto, "Pasqualino settebellezze", che nel 1987 gli valse una nomination all’Oscar come miglior colonna sonora, e "Piccoli equivoci" di Ricky Tognazzi. Ma nel corso della sua variegata carriera Jannacci si è anche cimentato nel jazz, con il progetto "Feelin’ jazz: tribute to the thing" che nel 2001 è approdato anche a Berchidda, al festival di Paolo Fresu, accompagnato da jazzisti di tutto rispetto. E senza tema di venir tacciato di nepotismo, ha introdotto alle scene il figlio Paolo, pianista, fisarmonicista, tastierista ed anche chitarrista, ottimo musicista e bastone della sua terza giovinezza, con il quale da qualche tempo si accompagna e compone. Ed infatti sarà a Palermo per il concerto del Metropolitan, insieme a Daniele Moretto (tromba), Giorgio Cocilovo (chitarra) e Marco Ricci (contrabbasso), per una delle sue serate fra amici, con musica, battute, risate ed ironia.

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