LIBRI
Il trovatore del tempo andato
Si definisce “artista di strada e musicante prestato alla scuola” Giuseppe (Joe) Vitale, autore, per le edizioni Ila Palma, de “Il Trovatore del tempo che fu” (pagg. 154, 15,00 euro). Un personaggio come i tanti questo autore, in uno degli angoli di questa Sicilia nascosta, che talvolta rappresenta un’immagine deviata, deformata, ambigua oppure scanzonata e, in qualche modo, decisamente provocatoria e inafferrabile. Le goliardiche espressioni sono solo un gioco, così come i ricordi, i personaggi incontrati, reali o immaginati, ma anche vestiti di una realtà storica apparente.
E poi le suggestioni, le annotazioni dell’intimo, quel modo di essere “nostrano”, farsa o concretezza poetica? Qui sta la domanda. Così in questo alternarsi, tra parole e musicalità, proprie delle impietose e satiriche “menestrallate”, scorre un passato antico, fatto di “cunto”, che ancora oggi può apparire d’una prorompete attualità. Espressioni semplici, essenziali, proprio come le riflessioni di un poeta-agreste. Ma attenzione: non siamo di fronte a un novello Giacomo Giardina. Quest’ultimo, pecoraio, contadino, venditore ambulante, tipografo, poeta, aveva dedicato un breve poema al padre del futurismo italiano Marinetti, poi divenuto in seguito sostenitore di quell’auto-didatta da campagna, tanto da curare la prefazione del libro, un vero “caso letterario” edito da Vallecchi nel ’31, "Quand’ero pecoraio".
Così scorrono le pagine, che in parte ci portano anche a precedenti esperienze e scritti, sempre per la Ila Palma, quali: Klangfarbenmelodie (1977), Le nove sinfonie di Beethoven (1980), Canzoniere Siciliano (1992) e Viaggio nell’etnomusica, volume I (2000) e volume II (2006), per citarne solo alcuni. Un fare colloquiale anche se tra rime non sempre felici; un libro che coltiva l’ambizione di farsi complice con il lettore. Con quell’essere farsesco nei toni, ma allo stesso tempo malinconico nei contenuti; quando non ilare, canzonatorio o al confine del "non sense", con lo scherzo sempre dietro la porta, o meglio, dietro una finestra spalancata.
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