SPORT
Il Palermo crolla <br>e paga Del Neri
La 32esima vittima del vulcanico Zamparini, in quasi venti anni di presidenza tra Venezia e Palermo, arriva nella serata più triste della carriera di Rino Foschi come manager sportivo e dei sostenitori rosanero da due anni a questa parte. Partiamo dal finale della partita col Siena che, a nostro avviso, è stato il più umiliante: alcuni giocatori in maglia rosa si sono recati in mezzo al campo a salutare il pubblico. Direte voi: un gesto di scuse? Ricordiamo che prima, dopo una sconfitta, la delusione e l’amarezza erano tali che i giocatori solitamente uscivano a capo chino beccandosi giustamente, dopo prove da “mollaccioni”, i fischi e gli insulti. Sfrontatezza? Un gesto della serie “ma sì, in fondo non è successo nulla”? Certo è che Corini, il primo che ci viene in mente, ha declinato questa “pagliacciata” finale ritenendo che non fosse il caso di irritare ancor di più i propri sostenitori. Alla fine, quindi, paga Del Neri per tutti. Paga la scelta di essere se stesso e di non aver accettato alcun consiglio, piovuto dall’alto, circa un cambio di modulo o di tattica. Paga per quei giocatori richiesti ma mai arrivati, paga per quei giocatori (anche nel giro della nazionale) che lo hanno abbandonato, paga una sufficienza di programmazione societaria su cui bisogna riflettere.
Capitolo a parte merita il presidente. Premesso che Zamparini è un patrimonio della città di Palermo per quanto fatto finora e per quello che, speriamo, farà, ci chiediamo come si possa sposare la programmazione di una azienda con la passionalità e l’istintività dell’ultimo tifoso da stadio. C’è un progetto stile Sampdoria del compianto Mantovani? Il progetto non può crollare come i castelli di sabbia alle prime difficoltà. Non si possono assumere tecnici in serie con contratti pluriennali e disfarsene alla prime difficoltà caratteriali e tecniche. Non si può assumere un tecnico come Del Neri, di cui tutto il mondo calcio conosce pregi e virtù delle squadre da lui allenate, affidandogli interpreti poco adatti al suo gioco e chiedendogli di abiurare il suo credo calcistico. Quando lo ingaggi, sai bene che è un tecnico preparato ma rigido nel modulo tattico e che preferisce attaccare più che difendere a costo di perdere capra e cavoli. La cosa che ci fa più male, sentendo il presidente dichiarare di mirare al risultato più che al bel gioco durante la gestione Del Neri, è l’allontanamento di Guidolin. Un tecnico che aveva instaurato un feeling con il pubblico del Barbera, aveva trascinato un Palermo anche allora pieno di equivoci tecnici alla qualificazione in Coppa Uefa e che, ne siamo sicuri, con qualche ritocco, avrebbe regalato altre soddisfazioni ai tifosi rosanero.
Ma il tempo dei rimpianti è terminato ed oggi anche noi abbiamo guardato con diretto interesse alle sfide Empoli-Parma e Messina-Cagliari. Non potendo cacciare almeno cinque elementi inguardabili della rosa del Palermo, è stato saggio dare una scossa assumendo un nuovo tecnico. Un traghettatore (che poi cosa significhi questo termine non lo comprendiamo) che avrà l’arduo compito di compattare l’ambiente, risvegliare i giocatori ed abituarsi alle esternazioni del suo presidente. Ci preoccupa seriamente il possibile abbandono di Foschi. Verrebbe a mancare, oltre che un intenditore di calcio come pochi in Italia, un prezioso filtro tra la dirigenza (ma, a proposito, notizie di Sagramola e Miccichè?) e l’allenatore. Non ci abbandoni direttore, il miracolo Palermo è merito suo al pari del presidente Zamparini.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
|