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Giuseppe Cederna e “Il (suo) Grande Viaggio”

  • 31 ottobre 2004

Un viaggio con alcuni amici per il Nord-Ovest dell’India - gli Hills Himalayani -, meta di un pellegrinaggio hindu, verso le sorgenti del fiume sacro per eccellenza, il Gange. A raccontare di quest’appassionante e spirituale percorso, l’attore e neo scrittore Giuseppe Cederna, per le edizioni della Feltrinelli (pp. 258, euro15). Nel testo, da poco presentato al Ccp Agricantus di Palermo, tracimano ricordi su ricordi. Di nomi, segni, coincidenze, gesta, odori, volti, strade, quartieri, montagne, zone sacre e povere, tombe, gradini e templi su cui l’animo dell’autore ha sostato per riflettere sui misteri della devozione e della stessa vita. Sullo sfondo di moltitudini d’umanità sempre diverse, con l’eco del pensiero sempreverde di J.R. Kipling, e l’affetto per l’amica e operatrice umanitaria Paola, mai più rivista. Ma de “Il Grande Viaggio”, abbiamo voluto parlarne direttamente con lui, Giuseppe Cederna, attore romano di film noti come “Marrakesh Express” e “Mediterraneo” di Gabriele Salvatores, “Italia-Germania 4-3”, oltre al recentissimo “Distretto di polizia”.

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Quanto ha influito in questo suo straordinario viaggio in India, aver letto “Kim” di Kipling? Sembra quasi lei l’abbia ‘visto’ ovunque…
«‘Kim’ è solo uno dei libri che mi ha portato tra gli Hills Himalayani. Ma hai ragione, sentivo ‘Kim’ e il Lama come se fossero due personaggi reali. Qualche volta mi è sembrato davvero di vederli, o forse li ho veramente visti e incontrati su qualche sentiero e in qualche piazza delle corriere tra le montagne e le valli di montagna».

Ha trascritto ogni singola esperienza fatta… Memoria perfetta o taccuino sempre in tasca, con l’angoscia di trascurare dettagli importanti?
«La seconda: i taccuini sono stati indispensabili e ho tenuto anche che fossero molto accurati. Ma sono tornato altre tre volte in India sui luoghi della storia e su altri luoghi. Mi sono molto documentato: ho chiesto, letto, intervistato amici indiani e guide esperte di Himalaya, di religione e miti hindu».

Il Gange si dice sia un fiume sacro, capace di cancellare ogni peccato… Ha provato anche lei a farne esperienza diretta, immergendosi nelle sue acque?
«Certo, e più volte, soprattutto quando il viaggio ci ha trasformato in pellegrini, dopo aver saputo della drammatica scomparsa della nostra amica Paola. Gelo e meraviglia».

Già, Paola avrebbe dovuto raggiungervi a Nuova Delhi…
«Doveva arrivare da Pristina. Ma non è mai arrivata. Paola costituisce un filo importantissimo che collega vita e morte, passato e presente, che corre attraverso il libro dall'inizio alla fine. Che rende questo viaggio e questo libro e questa storia così personale e straordinaria».

Quali sono i suoi vissuti di adesso?
«Continuo ad inventarmi la vita, raccontando le storie che cerco sulle strade e nei libri. Viaggerò ancora ma vorrei dedicarmi di più al mio lavoro di attore in teatro a contatto diretto con il pubblico o ritornando al cinema!»

“Il Grande Viaggio” intanto è diventato un monologo teatrale…
«Sì. Il monologo teatrale è stato scritto con Francesco Nicolini. Girerà in tournee dalla prossima estate e autunno 2005. Con me sul palco tre bravissimi musicisti al contrabbasso, sassofono, chitarra e sitar!».

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