Debutto in prima nazionale di un testo di Scaldati, il quale affida la sua messa in scena all’estro di un giovane e promettente scrittore e regista
Uno sguardo attento e lucido sui concetti relativi di morale e follia: è questo, in estrema sintesi, il contenuto ultimo di “
Sabella" (studio), piece teatrale scritta da
Franco Scaldati, poeta e scrittore palermitano tra i più apprezzati, in scena
mercoledì 18 e giovedì 19 novembre, alle ore 21.15 (ingresso 7 euro), al Nuovo Montevergini (via Montevergini 8, Palermo), ottavo appuntamento del “Palermo Teatro Festival”. Sul palco, un cast costituito da Simona Malato, Annalisa De Simone, i Tetrialchemici Luigi Di Ganci e Ugo Giacomazzi. La regia è di
Giuseppe Massa. Particolarmente significativa è stata la scelta di Scaldati, da sempre autore e regista dei suoi testi, di delegare la trasposizione scenica di questo suo ultimo lavoro al giovane Giuseppe Massa. Investendo quet’ultimo di una grande responsabilità, proprio in virtù della stima che lega reciprocamente i due, Scaldati offre quindi la possibilità a questo suo temporaneo alter ego di interpretare personalmente questo testo, in un incontro che diventa unione non soltanto ideale ma anche linguistica, fondata com’è sulla scelta comune del dialetto.
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Da sempre attratto dal mondo degli emarginati, uomini che progressivamente perdono il senso del bene e del male, Scaldati sceglie come cuore narrativo di questa sorta di thriller erotico, ambientato in una poetica Palermo fatta di ombre, la figura onirica e viscerale di Sabella. Questa donna, ultima tra gli ultimi, dipana sulla scena, attraverso una confessione che stilla a tratti un’arroganza ostentata e dunque ingannatrice, la sua vita, vissuta sempre ai limiti della ragione e della società. Quella che si presenta davanti agli occhi dello spettatore è però una donna composita e contraddittoria, frammentata come la sua personalità, sempre in bilico tra tenerezza e sfrontatezza, in cui ogni manifestazione non può che essere eccessiva. Ed ecco allora che ogni convenzione morale perde di senso agli occhi di Sabella, che non distingue nel suo agire, che si colloca al di fuori di ogni codice umano preordinato, corruzione e purezza, peccato e dolcezza. Una ibridazione così potente da generare il lei una nuova scala di valori, in cui oggettività e soggettività perdono la loro demarcazione, spingendola progressivamente a penetrare nei sentieri di un inconscio che ha l’aspetto di un labirinto e la sostanza della follia. Ricercando qualcosa che si nasconde nelle cavità più profonde della propria persona, Sabella svela l’inferno in cui può violentemente affondare ogni uomo.
È lo stesso regista ad offici una chiave interpretativa di questo complesso personaggio. Massa afferma infatti: «L’incesto, vissuto con l’innocenza di chi appartiene alla schiera degli ultimi degli ultimi, di chi non ha conosciuto (ed è dunque libero da) leggi morali o sociali. La prostituzione, la messa in vendita del proprio corpo, la consapevolezza di avere nel proprio corpo l’unico capitale da investire nella lotta per la sopravvivenza. L’assassinio, compiuto, reiterato, che si trasforma con il tempo in semplice abitudine; e infine la pazzia, come logica conclusione a questa inesorabile discesa negli inferi del degrado: Sabella è tutto questo». Lo spettacolo, le cui scene sono del Laboratorio Scena Apparente di Siracusa, ha una dedica particolare alla poetessa Alda Merini, recentemente scomparsa, «simbolo - spiega Simona Malato - della femminilità carnale e maledetta che canta la terra dei disperati e dei perduti». Per informazioni ulteriori è possibile consultare il sito
www.palermoteatrofestival.com.