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Faraglioni di Scopello: sfuggire al degrado ha un prezzo
La libertà non è sempre la giusta soluzione: il Tar ha sospeso l'ordinanza del Comune di Castellammare del Golfo e i Faraglioni di Scopello tornano a pagamento
È stata definita una sciocca forma di demagogia sul "mare libero", un atto di autolesionismo che ha causato un grave danno d’immagine ad uno dei luoghi più belli della Sicilia: ha avuto un esito negativo l’ordinanza del Comune di Castellammare del Golfo di rendere libero l’accesso dei Faraglioni di Scopello, il Tar sceglie la formula del pagamento.
Un paradiso sul mare al costo di 3,50 euro, è questo l’argomento caldo della stagione che ha fatto discutere e ha creato scontri. Il Comune ha avuto la sua occasione e forse i fruitori del luogo non hanno esattamente saputo approfittarne.
Se da un lato i bagnanti e il comune stesso hanno esultato per la conquistata "libertà", dall’altro i privati garantivano la tutela di un bene naturale unico, scongiurando il degrado e l’abbandono: la soluzione a quanto pare è la privatizzazione.
Risparmiare il ticket e sfruttare la libera fruizione era una proposta allettante, ma gestire la situazione, far rispettare le regole e il numero limitato di duecento ingressi contemporanei, a lungo andare avrebbe potuto risultare un problema. Non che la cosa sia del tutto priva di interessi che vanno al di là della semplice difesa del territorio. È chiaro che tutto ciò rappresenta un vantaggio per quel sistema economico a favore dei privati che, senza migliorare i servizi, traggono introiti significativi.
La soluzione del comune è risultata forse un po’ troppo utopica, ma è comunque triste che per tutelare la bellezza e la dignità di un luogo come i Faraglioni si sia costretti ad affidarsi alla privatizzazione, come se non si fosse in grado di garantire un "uso" consapevole dei tesori naturali.
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