"De Anima Sicula", echi di passato dagli States
“Sometimes the Soul – Two Novellas of Sicily”, tradotto per noi in italiano dall’appassionata Fulvia Masi col titolo “De anima sicula” (Dario Flaccovio Editore, pp. 224, € 14) è un testo delicato ma al contempo vivissimo. A partorirlo, la straordinaria scrittrice sicula-americana Gioia Timpanelli, una delle più famose storytellers del mondo, che con questo libro si è aggiudicata l’“American Book Award 1999”, e che recentemente è stata ospite dell’ambasciata italiana in Cile per meriti nella diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo. Di lei, Franc McCourt (autore de “Le Ceneri di Angela”) nella prefazione del testo, scrive: «Non c’è nessuno al mondo – al mondo, ripeto – che sa raccontare una storia meglio di come riesce a raccontarla Gioia Timpanelli». E c’è da fidarsi. Perché l’autrice, che oggi vive «fra i boschi di Woodstock, Ny, in una casa non diversa da quella di un libro di favole», sembra possedere la dote dei cantastorie: l’uso taumaturgico della parola, l’abilità di meravigliare il lettore e trasportarlo nell’universo parallelo della fantasia, dove l’anima felicemente si adagia fino a trovare ristoro. Due sono le storie, farcite di calda sicilianità, raccontate in “De anima sicula”. E sono, credeteci, una più carina dell’altra. Benché sia giusto precisare, si tratti di rielaborazioni di fiabe già esistite, che sono state a suo tempo (fine ottocento) raccolte dal palermitano Giuseppe Pitrè. Stiamo parlando di favole, infatti, che fanno parte della tradizione orale dialettale e popolare siciliana, tramandate in varie versioni da ogni popolo. In “De anima sicula” abbiamo, dunque, la versione, la chiave di lettura moderna, di Gioia Timpanelli.
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