ARTE E ARCHITETTURA
"Da nessuna parte": fotografie sul sentimento della perdita
Volti e paesaggi sudamericani rubati in viaggio, storie di vissuto immortalate dalla fotografia che oltrepassa l’istante privando ciò che rappresenta della sua sostanza reale. La Galleria dell’Arco di via Siracusa 9 ospita fino al 12 aprile (tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 16,30 alle 19,30, la domenica solo la mattina e il lunedì solo il pomeriggio) la mostra personale del fotografo Emanuele Lo Cascio intitolata “Da nessuna parte”, la cui inaugurazione avrà luogo 17 marzo alle 18,30. In mostra una selezione di dittici fotografici realizzati durante un viaggio in Sud America, ciascuno dei quali composto affiancando le immagini di un paesaggio e un ritratto, che si materializzano l’uno accanto all’altro, legate da una reciproca, misteriosa ed incorporea energia colta dallo sguardo dell’artista. Le relazioni tra le immagini intercorrono di volta in volta attraverso minimi slittamenti formali o, al contrario, per mezzo di articolate connessioni. Il lungo viaggio realizzato dall’artista attraverso Argentina, Patagonia, Cile, fino al lembo estremo della Terra del Fuoco, diviene pertanto un attraversamento di linee di confine mentali che in realtà non sono mai state segnate, ma soprattutto un’occasione di conoscenza da materializzare dentro una immagine fotografica che è molteplice e mutevole punto di vista e scandaglio emotivo su terre e uomini. Seppure i volti e i luoghi raffigurati appartengono ad una territorio reale, sembrano provenire “da nessuna parte”.
Adv
Sostituendo il reale con l’immagine, la fotografia dialoga infatti con il senso dei ruoli e della possibilità attraverso non soltanto i suoi strumenti peculiari, quali la prospettiva, il rapporto figura-fondo e i piani ravvicinati o lontani, ma in particolar modo attraverso la relazione delle posizioni e l’interazione psicologica dei soggetti, sia umani che paesaggistici. Il presupposto concettuale di Emanuele Lo Cascio è la consapevolezza che paesaggio e ritratto corrispondano vicendevolmente, contenendo l’uno l’altro e narrando entrambi delle storie di vissuto che vanno al di là dell’istante. Da questa premessa prende le mosse una fotografia che, destinata per sua stessa natura ad esistere solo dopo che il racconto che essa fa è ormai archiviato, vive nella morte sostanziale delle immagini che coglie, divenendo così espressione del sentimento della perdita. Per informazioni contattare il numero 091.6261234
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
|
GLI ARTICOLI PIÙ LETTI
-
ITINERARI E LUOGHI
È uno dei più alti in Europa: dov'è (in Sicilia) il ponte "vietato" a chi soffre di vertigini