ARTE E ARCHITETTURA
Da industria del vino a museo: apre i battenti il "Baglio Florio" a Selinunte
Era già in via di restauro nel 2007 ma poi è sfumato tutto: dieci anni dopo apre le porte ai visitatori ed esporrà reperti che vanno dall’età Arcaica a quella Ellenistica

Il Baglio Florio a Selinunte
Si sono infatti conclusi i lavori finanziati con il programma europeo Po Fesr 2007-2013 e, a partire dal 22 settembre, il nuovo museo aprirà le porte ai visitatori inaugurando con l’occasione la mostra "Thois Theiois. Selinunte e le forme della fede: Architettura e riti dall’Età arcaica all’ellenistica".
L’esposizione, ideata dal direttore del Parco archeologico di Selinunte e Cave di Cusa, Enrico Caruso, presenterà importanti aspetti che caratterizzavano la fede religiosa dell’antica città greca: l’architettura sacra e i riti in onore degli Dei.
Tra gli altri, saranno esposti esempi di architettura dorica, come il tempio Y, un tempio periptero di dislocazione sconosciuta i cui resti riusati nelle fortificazioni di Porta Nord sono da oggi assemblati in fondo alla vasta sala, incorniciati dagli archi trasversi, il progetto è di Dieter Mertens, direttore emerito dell’Istituto germanico di Roma, ed è stato portato a compimento dagli architetti Carmelo Bennardo e Luigi Biondo.
Un’altra novità è l’esposizione dei reperti che vanno dall’età arcaica a quella ellenistica: reperti recuperati in diversi anni durante le campagne di scavi condotte da Clemente Marconi e Rosalia Pumo, dell’Institute of fine arts dell’Università di New York, in particolare sul tempio R, tra cui le punte di lancia incrociate infisse nel terreno dai primi coloni al momento della presa di possesso del territorio, un antico vaso corinzio datato al momento dell’insediamento sul sito e l’aulos, uno strumento a fiato in osso che testimonia l’esistenza di cerimonie religiose ritmate dal suono nelle feste in onore della divinità cui il tempio sembra fosse dedicato, la dea Demetra.
Si potranno, inoltre ammirare cornici in terracotta, quasi sempre di grandi dimensioni, che decoravano le sommità dei templi. La costruzione risale alla prima metà dell'Ottocento, quando Vincenzo Florio, alla morte di Ignazio (1828) volle cimentarsi nel mondo vitivinicolo, costruendo, oltre al noto stabilimento sul lungomare di Marsala, diversi fabbricati rurali a Campobello e Castelvetrano.
Per decine di anni il Baglio è però rimasto abbandonato a sfidare il tempo: nel 2007 avevano preso il via ai lavori di restauro finanziati per un milione di euro con i fondi Por 2000-2006, doveva diventare un centro d’accoglienza per turisti.
Quello che doveva essere il nuovo volto del Baglio Florio era anche stato presentato in anteprima alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano, alla presenza dell’allora assessore comunale al Turismo, Nicola Mangiaracina.
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