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Conservatorio Bellini: la musica per rieducare i detenuti

Per volontà del presidente del Conservatorio Bellini, Gandolfo Librizzi, è stato siglato un accordo volto a diffondere la cultura musicale nelle carceri siciliane

  • 3 dicembre 2016

Musica, note, ritmi e melodie diventano un importante strumento per la rieducazione funzionale dei detenuti nelle carceri. Per volontà del presidente del Conservatorio Vincenzo Bellini, Gandolfo Librizzi, è stato siglato un accordo che dà inizio a una stretta collaborazione volta a diffondere la cultura musicale nelle carceri siciliane.

La convenzione è stata siglata da Giovanni Fiandaca (garante dei detenuti), Gianfranco De Gesu (provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria), Gandolfo Librizzi e Daniele Ficola (rispettivamente presidente e direttore del Conservatorio).

L'accordo, della durata di 5 anni, prevede laboratori didattico-formativi con docenti e allievi e concerti con le formazioni di maggior prestigio del Conservatorio. La novità riguarda in particolare il tentativo di organizzare attività musicali sistematiche e continuative nelle carceri.

Un progetto che vanta la possibilità di sfruttare il potenziale educativo e sociale della musica che, entrando nelle mura delle carceri, consentirà di ottenere un risultato positivo e bidirezionale, un beneficio per i detenuti e per gli artisti.
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In base a quanto previsto dall'accorso, il Garante svolge un ruolo di promozione e coordinamento dell'iniziativa, mentre l'efficace svolgimento delle attività e la raccolta dei risultati sono prerogativa dell'Amministrazione penitenziaria siciliana.

«Una collaborazione - dichiara Gandolfo Librizzi - che a breve verrà estesa agli istituti di detenzione minorile e che costituisce un importante tassello del percorso di apertura verso il sociale e le realtà disagiate del Conservatorio Vincenzo Bellini di Palermo».

«Portare la musica negli istituti penitenziari ha una valenza culturale e contribuisce a rendere più sopportabile la reclusione penitenziaria - dichiara Giovanni Fiandaca - è auspicabile che l’ascolto e l’apprendimento possano avvicinare i giovani detenuti alla musica, in prospettiva anche come sbocco occupazionale».
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