ARTE E ARCHITETTURA
Biennale di arti visive di Venezia: gli artisti siciliani
Si chiama "L'arte non è cosa nostra" il padiglione che ospita le opere realizzate da artisti italiani; tra questi presenti moltissimi siciliani
La Sicilia e la sicilianità alla Biennale di arti visive di Venezia: la 54° edizione, battezzata "Illuminazioni", ospiterà all'interno del Padiglione Italia, chiamato quest'anno "L'arte non è cosa nostra", gli altari votivi che arrivano da Salemi, gli archi di San Biagio Platani, ma anche il viso di Totò Riina. Il filo rosso che lega le opere in mostra è proprio la mafia. Alla Biennale tanti i lavori degli artisti siciliani, invitati da scrittori, registi, intellettuali, ai quali il curatore Vittorio Sgarbi ha chiesto di segnalare un loro artista. E sempre seguendo il tema di questa edizione, direttamente da Salemi, arriva anche il Museo della mafia, che è stato ricostruito su un piano rialzato del padiglione, a cui si accede da un corridoio che sulle sue pareti racconta la storia della mafia attraverso le pagine dei quotidiani, per ripercorrere un viaggio doloroso, ma necessario per ricordare, che va dal 1860 a nostri giorni. Il sottofondo sonoro è un ticchettìo, quello della macchina scrivere, che accompagna la storia di tanti omicidi purtroppo celebri. Articoli e fotografie di cronaca si accompagnano a ritratti ad olio di Totò Riina, pitture con Giovanni Falcone, Joe Petrosino, Peppino Impastato, Matteo Messina Denaro e una serie di collage realizzati da Omar Ronda, che ha scritturato alcuni sosia di personaggi malavitosi per ricreare dei set fotografici decorati con strass.
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